La lettera che contiene l’ultimatum della UE ad AstraZeneca è stata inviata il 19 marzo. Era stato dato tempo all’azienda di rispondere e provvedere in 20 giorni. La società avrebbe dovuto consegnare fra i 30 e 40 milioni di dosi del vaccino entro la fine del 2020. E fra 80 e 100 milioni nei primi tre mesi di quest’anno e il resto dei 300 milioni previsti entro la fine di giugno. Ma i dati ci dicono che, a fine marzo, l’azienda aveva fornito solo 30,12 milioni di dosi.
L’ultimatum UE ad AstraZeneca
Adesso il tempo è scaduto. Almeno formalmente. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la lettera del 19 marzo che Bruxelles ha inviato a Iskra Reic, vicepresidente esecutiva per l’Europa e il deputy General Councel, legale aziendale, Mariam Koohdari conteneva l’elenco delle mancanze e delle violazioni del contratto firmato.
Leggi anche: Il vaccino Astrazeneca è vietato a chi ha meno di 60 anni? La risposta dell’Aifa
Le violazioni dell’azienda AstraZeneca
“A seguito di un’analisi dettagliata di tutte le informazioni – si legge nel documento – siamo giunti alla conclusione che AstraZeneca ha violato e continua a violare le sue obbligazioni contrattuali sulla produzione e la fornitura delle 300 milioni di dosi iniziali per l’Europa“. Quando fu firmato il documento l’azienda, guidata dal francese Pascal Soriot, emerse che era stato espresso nero su bianco il concetto che l’azienda non aveva contratti e obblighi verso altri e che l’azienda si impegnava a produrre il vaccino anche fuori dell’Europa.
Ora sono trascorsi i venti giorni di tempi dati ad AstraZeneca per “porre rimedio alle sostanziali violazioni contrattuali”. Ed è evidente che non sono stati recuperati i ritardi che adesso potrebbero implicare una richiesta di danni. Anche perché nella letterasi ricorda che “la sostanziale violazione dell’accordo di acquisto da parte dell’azienda può portare a conseguenze drammatiche per la vita, la salute e la libertà di milioni di cittadini europei nella crisi Covid-19″.
Gli impegni disattesi di AstraZeneca
Astrazeneca avrebbe dovuto consegnare fra i 30 e 40 milioni di dosi del vaccino entro la fine del 2020. Tra 80 e 100 milioni nei primi tre mesi di quest’anno. E il resto dei 300 milioni previsti entro la fine di giugno. Ma a fine marzo l’azienda aveva fornito solo un quarto del totale che era previsto, solo 30,12 milioni di dosi.
Inoltre, l’azienda avrebbe anche ritardato la richiesta di autorizzazione all’Ema. Proprio per prendere tempo a causa dei suoi problemi di produzione di dosi. La sperimentazione del vaccino di Oxford era quella partita prima di tutti. Nella lettera – pubblicata per la prima volta dal quotidiano francese Les Ecos – viene ricordato che la Commissione aveva pagato una prima rata di 227 milioni subito dopo la firma del contratto di agosto, ma che in autunno è stata sospesa la seconda rata di 112 milioni per “mancanza delle rendicontazione richiesta”. Senza contare il sospetto che parte delle dosi europee siano andate alla Gran Bretagna.