I giovani sono sempre meno attratti dal mondo universitario. È quanto emerge dal Rapporto sulla coesione sociale 2013 di Istat, Inps e ministero del Lavoro diffuso ieri. In particolare, il rapporto percentuale tra immatricolati all’università e diplomati dell’anno scolastico precedente è sceso al 58,2% nel 2011-2012 dal 73% del 2003-2004.
Forti differenze si avvertono soprattutto tra i laureati che vivono nel Mezzogiorno e quelli del Nord Italia. Per i primi e per le donne in particolar modo è più difficile trovare un impiego. Per vie generali, però, tra tutti coloro che hanno conseguito una laurea nel 2007, nel 2011 risultano occupati quasi sette laureati di primo livello su dieci, otto su dieci in corsi di laurea specialistica/magistrale biennale, e sette su dieci con laurea a ciclo unico.
Nel 2012 sono stati il 37,8% i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito solo la licenza media e che oggi non stanno seguendo alcun corso di formazione (25,8% nel Mezzogiorno). Fra questi, quasi uno su quattro sta cercando attivamente un lavoro mentre il 38,5% risulta inattivo (49,1% nel Mezzogiorno).
Infine, nel 2012 hanno abbandonato gli studi 758 mila giovani tra i 18 e i 24 anni. Si tratta del 17,6% della popolazione di quella fascia di età (percentuale che sale al 41,3% se si considerano solo gli stranieri).
Nei paesi dell’Europa a 15 questo valore non arriva al 14% e l’Italia fa meglio solo di Spagna (24,8%) e Portogallo (20,8%).