Ma quale crisi di governo? La vera crisi è quella delle migliaia di attività che non resistono più.
Qualcuno crede veramente che la fantomatica «crisi di governo» interessi seriamente a quelle persone che da mesi sono, praticamente, a reddito zero? Davvero pensate che la scossa provocata da Matteo Renzi possa far cambiare la situazione del Paese in positivo o in negativo?
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Sicuramente sarà divertente vedere la banda dei 5 stelle chiedere soccorso a coloro i quali venivano odiati e disprezzati da quel partito, nato per abbattere la casta della quale oggi sono i principali fautori. Sarebbe anche ipocrita pensare alle votazioni anticipate: tra sondaggi e taglio dei parlamentari, tutti i partiti, dalla Lega al Movimento 5 stelle, vedrebbero le loro poltrone ridotte. Onestamente, anch’io al loro posto rimarrei incollato alla poltrona e ai miei quattrini sul conto corrente, piuttosto che tornare a lavorare. Per dipiù nel caso di qualche parlamentare che non guadagnerebbe più una lira essendo gli stadi vuoti di spettatori. Non sono mica scemi questi.
Crisi: la disfatta economica dei ristoratori
Uscendo da questa enorme bolla di becera politica, c’è la triste realtà di un Paese al culmine della disfatta economica. Mentre leggiamo di minacce a destra e a manca, oggi, più di 50.000 ristoratori protestano e aprono i loro locali, facendo il gesto dell’ombrello alle folli disposizioni del governo. Non prendiamoci in giro: i ristori dati, in tanti casi, non riescono a coprire neppure i costi fissi delle attività, che stanno continuando a pagare affitti e tasse. Purtroppo i ristori non possono che essere limitati: lo Stato non può sostituirsi al mercato, distribuendo soldi e bonus a pioggia.
Abbiamo messo in quarantena l’economia di interi settori nevralgici del nostro Paese, con le filiere che vi lavorano dietro. La conseguenza non può che essere un tasso di povertà in costante aumento, tangibile nelle infinite file alla Caritas. E aspettiamo ancora lo sblocco dei licenziamenti.
Questa è la vera crisi.