Un altro appello del gruppo Trasparenza e Merito per remare contro la Mala Università. Da anni vari ricercatori e professori che sono stati colpiti da concorsi truccati e baronato si sono uniti sotto un unico gruppo.
Ovviamente non mancano coloro che hanno fatto parte o fanno parte dell’Università di Palermo. Ecco la lettera di Trasparenza e Merito:
L’appello contro la Mala Università
“Ora che molte Procure della Repubblica hanno avviato, in larga parte su segnalazione di nostri iscritti, approfondite indagini sui procedimenti di selezione di professori e ricercatori nelle Università italiane. Basti pensare a “Università bandita” a Catania, di “Università allegra” a Palermo, di “Magnifica” a Reggio Calabria, di “Concorsopoli” e “Chiamata alle armi” a Firenze, e poi ancora a Milano, Perugia, Roma Tor Vergata, Pisa, Chieti”.
“… L’affermazione della Ministra Maria Cristina Messa – unitamente a quella di molti rettori e politici – che sottolinea la sostanziale residualità dei casi di abusi (“poche mele marce”), può essere decisamente smentita dai fatti e dai numeri. Giova sottolineare, inoltre, che i gravissimi casi emersi alla luce del sole (centinaia) rappresentano solo la punta di un iceberg. Solo perché non si possono prendere in considerazione, ovviamente, tutti quei candidati ingiustamente bocciati”.
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Mala Università a Unipa e non solo, lettera di prof. e ricercatori
“Molti di loro hanno deciso di non denunciare, per timore di sicure ritorsioni e intimidazioni. Come non si possono scordare anche tutti quei casi di familismo, nepotismo e clientele varie che hanno prodotto la vittoria ai concorsi di candidati “unici” e “interni”.
“Il risultato è sotto gli occhi di tutta l’opinione pubblica. Ora più che mai, della magistratura, che interviene sempre più spesso aprendo fascicoli per reati contro la pubblica amministrazione. Il sistema autoreferenziale universitario continua imperterrito a procedere allo stesso modo, incurante delle inchieste, sicuro dell’impunità, con le stesse dinamiche e gli stessi linguaggi pseudo-mafiosi. E ora di dire basta“.