Younipa da il benvenuto nella squadra a Giulia Marchiafava. Questo il suo primo articolo sul nostro blog.
L’Università come ogni studente impara a capire negli anni. E’ un microcosmo i cui ritmi sono scanditi, si, da lezioni e studio intenso e prolungato in biblioteca, ma non solo. La mattina dell’universitario medio inizia sempre con il consueto caffè davanti la macchinetta, insieme ai colleghi della prima ora.
Il caffè non sembra mai durare abbastanza, c’è chi ne prenderebbe un secondo o addirittura un terzo, ma si sa che la giornata è lunga, che il Lavazza costa sempre quei 10 centesimi in più del Borbone e che gli spicci spari irritano tutti oltremodo.
Le chiacchiere finiscono presto nei cortili e quel linguaggio comune, comunicazione grama, di chi non si è ancora svegliato, si esaurisce. Si va in massa dentro le aule ad affrontare la solita spiegazione dell’esimio professore che da giorni ognuno ha cominciato a studiare, osservando il modo di muoversi, di parlare, alle volte concentrandosi addirittura con interesse sulla materia.
Questo diventa l’appuntamento, non sempre atteso con impazienza, della settimana e dopo tanta fatica è inevitabile non desiderare, scalpitando sulla sedia con lo stomaco che brontola, la pausa pranzo. Quando, orari inusuali a parte, ci si concede la tanto attesa pausa, gli studenti di Unipa hanno l’imbarazzo della scelta. Le zone ristoro sono diverse e molteplici come molteplici e numerosi sono i dipartimenti dell’Università di Palermo.
Il luogo più conosciuto e trafficato di universitari di ogni sorta è la “cittadella” e dunque non si può non menzionare la mensa di viale delle scienze. Questa la si riconosce immediatamente dalla folla che si incontra non appena si decide di entrare nell’edificio. Lo spazio è considerevole, due piani sono messi a disposizione della consistente popolazione studentesca e comunque sembra non bastare. Le file interminabili, il vociare dei ragazzi possono indisporre non poco e quando arrivi in pole position una certa familiarità ti fa immediatamente riconoscere il cibo della mensa, alla quale dai sempre il beneficio del dubbio. Questo prima di riparare, come sovente accade, sulla scelta meno salutare fra tutte, pizza e patatine. Ad una certa ora e dopo ore di studio sembra tutto buono per davvero anche il riso in bianco, niente di troppo diverso dalla solita pasta e tonno dello studente fuori sede che spesso non ha neppure il tempo di aspettare che gli spaghetti cuociano. Per gli amanti dell’aria aperta, insofferenti di fronte all’inevitabile confusione degli spazi comuni delle mense, c’è di certo una valida alternativa. A Palermo il cibo non manca. Ad ogni angolo si trova una rosticceria, una panineria o un bistrò. Le possibilità sono infinite e i costi contenuti.
Con non citare la panieria del viale di Jhonny. I panini sono una vera goduria per il palato così come i ricchi antipasti caldi, da Jhonny non c’è mai una nota negativa. Si esce dal locale rotolando felicemente. E’ un punto di riferimento per tutti.
Molti studenti prediligono infatti il pezzo di rosticceria, il panino o la pasta al forno di Massaro. C’é chi consuma in loco e chi preferisce portare tutto con se fino allo spiazzo verde e alberato vicino ad ingegneria, dove di recente sono stati allestiti rustici gazebo in legno, mai sgombri all’ora di pranzo. Massaro è sicuramente molto quotato, ma anche i bar di ingegneria e architettura non sono da meno.
Qui biblioteche e sale lettura sono tra le più affollate e cosi di conseguenza anche i bar interni a questi edifici. Gli spazzi sono ariosi e il servizio buono. Viale delle scienze non è però l’unico plesso che pullula di studenti affamati. Percorrendo via Maqueda e immettendosi in via dell’università troviamo l’edificio dove si svolgono le lezioni di giurisprudenza e poi il Teatro Massimo quello di scienze politiche e delle relazioni internazionali. Ci troviamo in pieno centro, i costi si alzano e le pretese pure, ma le alternative sono comunque tante. Gli studenti di giurisprudenza fanno presto a rivolgersi al “caffè ateneo” o al “bar università Di Maria Domenico” vicini e concorrenti. Bisogna non tardare eccessivamente perchè superata l’una i prodotti migliori sono già finiti.
I prezzi sono leggermente più alti, ma comunque economici, la scelta varia e la gastronomia non delude: soddisfacente. Anche in questo caso gli studenti fanno scelte diverse. C’è chi preferisce sedersi ai tavolini del bar con i colleghi, chi invece opta per l’atrio principale di giurisprudenza alla ricerca di una panchina, di un’ aula vuota o di uno spazio nel porticato, tra le colonne. Alcuni invece quando il sole fa capolino si spostano o in Piazza Bellini, dove si scorgono le stupende cupole rosse della chiesa arabo normanna di San Cataldo, oppure in piazza Bologni alle spalle dell’edificio principale di giurisprudenza, gremita di locali molto graziosi dove pranzare ,ma certamente più dispendiosi di altri.
Una lancia va spezzata anche a favore degli studenti geograficamente più lontani e isolati, a dimostrazione di quanto Unipa sia grande e i dipartimenti disseminati per la città, ma non meno forniti di zone ristoro, come scienze motorie in via giovanni pascoli , nei pressi della stazione Notarbartolo. Gli studenti qui preferiscono pranzare nei luoghi di ritrovo usuali ,fermandosi a comprare al bar di Rosario o dal fornaio “di gesù antonio”, concedendosi sporadicamente cibo d’asporto da note catene di fast food quali Zangaloro o Mcdonald’s.
Quale che sia la soluzione preferita fra queste, ciò che importa non è con cosa o dove si trascorrono le ore di pausa che separano una sessione di studio da un’altra , ma con chi si passano quelle ore. Gli universitari hanno tutti un fattore in comune: il cibo , il caffè e la sigaretta ,”scroccata” che sia o meno alla collega o al collega di turno, sono momenti di condivisione. Sono i momenti delle chiacchere frivole o dei confronti costruttivi che arricchiscono il percorso universitario ,ma anche quello personale. Questi momenti sono quelli che sebbene semplici e brevi, si ricordano con maggior piacere e che mancano più di altri una volta esauriti, se non addirittura negati