Luana D’Orazio, giovanissima madre operaia di 22 anni, è morta sul posto di lavoro. Una morte inaccettabile che ci ricorda l’esigenza di maggiori tutele per tutti i lavoratori.
La morte di Luana
Il Primo maggio è appena passato, la giornata dedicata ai lavoratori e ai loro diritti, e i fatti di cronaca che si sono subito susseguiti ci stringono il cuore. Luana D’Orazio, operaia in una fabbrica tessile in Toscana, è stata risucchiata da un macchinario durante il proprio turno di lavoro. Era mamma di un bambino di soli 5 anni. Una notizia che ci sconvolge e che fa riflettere.
L’incidente
Secondo una prima ricostruzione fornita dal Corriere Fiorentino, la giovane sarebbe rimasta impigliata nel rullo dell’orditoio, il grande macchinario utilizzato per una delle fasi di lavorazione del filato. Al momento dell’incidente, Luana non era sola. Accanto a lei, un collega girato di spalle alla sua postazione: quando si è voltato, davanti ai suoi occhi l’orribile scenario, ma ha riferito di non aver sentito nessun grido di aiuto. Luana non ha avuto neanche il tempo per quello. I tecnici del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana centro hanno posto sotto sequestro il macchinario per effettuare tutti gli accertamenti necessari, nonché per la verifica dei dispositivi di sicurezza. La salma della giovane è stata trasferita all’obitorio di Pistoia per l’autopsia, disposta dalla magistratura.
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La denuncia dei sindacati
I maggiori sindacati nazionali, Cgil, Cisl e Uil, denunciano in una nota ufficiale come esistano ancora luoghi di lavoro lontani dagli standard di sicurezza previsti, annunciando una “forte azione di mobilitazione” per venerdì prossimo, davanti alla prefettura di Prato. “Chiediamo alle forze dell’ordine di fare piena luce sulle cause di tale tragedia. In occasione del Primo maggio abbiamo chiesto di implementare le tutele e le garanzie per i lavoratori rafforzando i controlli, la formazione e la cultura della sicurezza soprattutto nei settori dove il rischio infortunio è maggiore. Per onorare la memoria di Luana e di tutte le vittime sul lavoro”, concludono. «A 22 anni si ha una vita davanti, a 50 si ha una famiglia alle spalle, in tutte le età si hanno progetti e sogni da realizzare. Morire ancora sul lavoro non è accettabile», commenta Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil.
Morti bianche: vittime inaccettabili
Luana è solo l’ultima vittima di questa piaga silenziosa, delle morti cosiddette bianche che, solo da inizio anno, viaggia al drammatico ritmo di 50 morti al mese. Negli ultimi 5 anni, sono stati in media 642 mila gli incidenti annuali sul lavoro. Per quanto riguarda il bilancio delle vittime, sono decedute in media 1.072 persone all’anno. La morte inaccettabile di Luana ci ricorda che non si muore solo di Covid. Ci ricorda l’urgenza di creare ambienti di lavoro tutelanti, in sicurezza, di dar maggiore peso ed importanza alla prevenzione. Perché una fine come quella di Luana non debba accadere più.