Niente scuola con il raffreddore. Il 14 settembre si torna a scuola ma con nuove regole, alle quali dovranno allinearsi studenti, famiglie e insegnanti. Le linee guida pubblicate ieri dal Miur prevedono che alunni, docenti e amministrativi debbano rimanere a casa anche in presenza di un raffreddore.
Nel testo si legge, “la precondizione per la presenza a scuola di studenti e di tutto il personale è: l’assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C anche nei tre giorni precedenti; non essere stati in quarantena negli ultimi 14 giorni; non essere stati a contatto con persone positive negli ultimi 14 giorni”. Chiunque abbia “una sintomatologia respiratoria” non può presentarsi a scuola e il divieto vale per tre giorni.
Niente plexiglass ma un metro di distanza tra gli studenti
Niente plexiglass ma un metro di distanza tra gli studenti. Sulle mascherine in aula, invece, bisognerà attendere un nuovo parere del Comitato Tecnico Scientifico che arriverà solo a due settimane dal 14 settembre, la data scelta per la ripresa delle lezioni. Sono queste le principali novità inserite nel testo definitivo del Piano scuola 2020-2021, che ha ricevuto oggi il via libera da parte di governo, Regioni ed Enti Locali. Il testo fa riferimento alle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico secondo il quale «il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione».
Le lezioni riprenderanno in presenza fatto salvo per le scuole secondarie di secondo grado, cioè le scuole superiori, dove sarà possibile prevedere «didattica digitale integrata, ove le condizioni di contesto la rendano opzione preferibile» o dove lo consentano «le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti».
Sovraffollamenti e turni differenziati
Per evitare sovraffollamenti, soprattutto in ingresso e in uscita dagli istituti, si prevedono arrivi “differiti e scaglionati”, mentre la mensa potrà essere organizzata su due o più turni. Qualora non sia sufficiente, gli enti locali potranno studiare soluzioni alternative come addirittura il consumo del pasto in monoporzioni all’interno dell’aula.
Confermata la frequenza a turni differenziati e «l’articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso». Sparito, invece, il riferimento alla frequenza al sabato, sostituito da una «diversa modulazione settimanale del tempo a scuola. «Le istituzioni scolastiche – si legge ancora -avranno cura di garantire, a ciascun alunno, la medesima offerta formativa, ferma restando l’opportunità di adottare soluzioni organizzative differenti, per realizzare attività educative o formative parallele o alternative alla didattica tradizionale».
Il Piano prevede che in ogni regione vengano istituiti Tavoli che monitorino «le azioni poste in essere dalle Conferenze dei servizi a livello territoriale e dai diversi attori coinvolti nell’organizzazione delle attività scolastiche, anche al fine di rilevare eventuali elementi di criticità non risolti a livello locale e sostenerne la risoluzione, avendo particolare cura alle speciali necessità provenienti dall’esigenza di tutela degli alunni con disabilità». Oltre alla costante e approfondita igienizzazione degli spazi, le scuole dovranno «prevedere attività di funzionale organizzazione degli spazi esterni e interni, per evitare raggruppamenti o assembramenti e garantire ingressi, uscite, deflussi e distanziamenti adeguati in ogni fase della giornata scolastica, per alunni, famiglie, personale scolastico e non scolastico».
Il Piano «dà atto della necessità di attivare un apposito tavolo di lavoro coordinato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con la partecipazione del Ministero dell’Istruzione» e dei rappresentanti degli Enti Locali per «il reperimento di specifiche risorse che si rendessero necessarie
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