Le prime tracce risalgono al 2009, le più recenti al 2020, al 2022, al 2023 (due volte): tornano gli inutili post per bloccare una cosa che non sta succedendo e impedire a Facebook di fare una cosa che gli abbiamo già dato il permesso di fare
Sono ormai quasi 15 anni che gli italiani (ma non solo loro) credono alla fake news del “Non autorizzo”, condividendo e ricondividendo su Facebook post privi di significato sugli argomenti più disparati: nel 2020 non autorizzavamo le scuole a “isolare mio figlio se dovesse presentare improvvisamente qualche linea di febbre”, perché “nessun personale sanitario può prelevare mio figlio da scuola in mia assenza traumatizzandolo!”. L’anno scorso non autorizzavamo “Facebook/Meta o nessuna delle organizzazioni legate a Facebook/Meta a usare le mie immagini, informazioni, messaggi o post”, fra l’altro “né in passato né in futuro”, come se potessero viaggiare indietro e avanti nel tempo.
E quest’anno? Quest’anno abbiamo deciso che “non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account” e anche “non concedo a Facebook o a nessuna entità associata a Facebook il permesso di usare le mie foto, informazioni, messaggi o pubblicazioni”, ovviamente “passate e future”.
È vero che Facebook ha intenzione di diventare a pagamento e “addebitare 4,99 dollari al mese”? No. È vero che c’è la possibilità di pagare per non vedere la pubblicità, ma si tratta di un’altra cifra e per un altro scopo. Se anche questa cosa fosse vera nei termini in cui viene descritta, basterebbe un post per impedirlo? Ovviamente no.
Che cosa stiamo postando su Facebook
Questa bufala, sul fatto che Facebook starebbe per diventare totalmente a pagamento e che basterebbe un post (su Facebook) per impedire questo cambiamento, circola più o meno ovunque il social network di Zuckerberg è accessibile.
Ci sono alcune varianti, che è fra l’altro il primo, fondamentale segnale d’allarme sulla veridicità di quello che si sta leggendo: se una storia non è coerente nei vari posti in cui viene raccontata, se non è consistent, allora qualche dubbio dovrebbe venire. Così come se è recurrent, cioè se si ripete nel tempo, se ritorna anno dopo anno: come detto, di questa del “Non autorizzo” ci sono tracce che risalgono addirittura al 2009. E anche per questo è ampiamente falsa.
Per capirlo da soli è sufficiente leggere il post che nei primi giorni di settembre e di nuovo a metà novembre è stato ripubbliccato a raffica da migliaia di persone. Lo riportiamo qui sotto per intero, togliendo le parti in maiuscolo ed evidenziando quelle più risibili.
“Anch’io sto disattivando! Così ora lo stanno facendo, appena annunciato su Channel 4 News. Facebook addebiterà a tutti gli utenti a partire da lunedì. Puoi fare un’opt-out facendo questo. Tieni il dito su questo messaggio e copialo. Non si può condividere. Non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account, anche tutte le mie foto sono di mia proprietà e NON di Facebook!!! Un ringraziamento speciale a Larry per questo consiglio legale e a Tim Barker per aver pubblicato queste informazioni. A causa del fatto che tutti stanno lentamente venendo dirottati, sì dirottati non hackerati, stanno dirottando i nostri account, ora ancora di più. Giusto in caso di avviso: un avvocato ci ha consigliato di postare questo. La violazione della privacy può essere punita dalla legge. Nota: Facebook Meta è ora un ente pubblico. Tutti i membri devono pubblicare una nota come questa. Se non pubblichi un comunicato almeno una volta, si capisce tecnicamente che stai consentendo l’uso delle tue foto, così come le informazioni contenute negli aggiornamenti di stato del tuo profilo. Dichiaro che non do a Facebook Meta il mio permesso di usare nessuno dei miei dati o foto personali”
Ancora: “Copia e incolla, non condividere. Sto ricevendo più post pubblicitari di vendita che post degli amici. Tieni il dito ovunque in questo post e clicca su Copia. Vai alla tua pagina dove dice A cosa stai pensando. Tocca il dito ovunque nel campo vuoto. Clicca Incolla. Questo aggiorna il sistema. Ricordatevi che domani inizia la nuova regola di Facebook (alias nuovo nome Meta) dove possono usare le tue foto. Non dimenticate che la scadenza è oggi!!! Non concedo a Facebook o a nessuna entità associata a Facebook il permesso di usare le mie foto, informazioni, messaggi o pubblicazioni, passate e future. Con questa affermazione, avviso Facebook che è severamente vietato divulgare, copiare, distribuire o intraprendere qualsiasi altra azione contro di me in base a questo profilo”.
Perché è una bufala: i passaggi che non tornano
Al netto del fatto che sarebbe sufficiente il buonsenso per capire che non può bastare un post su un qualsiasi social network per avere una qualsivoglia difesa legale contro qualcosa o per impedire a un’azienda di decidere che cosa vendere o a quanto (perché allora si potrebbe travolgere Netflix di post contrari a ogni aumento delle tariffe, per esempio), nel testo ci sono tanti punti dubbi oppure oggettivamente falsi.
Per esempio, il fatto che l’inesistente Channel 4 News che sarebbe la fonte della notizia, in altri Paesi è Channel 13 News. Ancora: il riferimento temporale “a partire da lunedì”, poche righe più sotto nello stesso post diventa “domani inizia la nuova regola di Facebook”. Inoltre: è falso che “Facebook Meta è ora un ente pubblico” e anche è falso che “se non pubblichi un comunicato almeno una volta, si capisce tecnicamente che stai consentendo l’uso delle tue foto”, perché questa è una cosa che si consente a Facebook nel momento esatto in cui ci si registra su Facebook.
Che cosa può fare Facebook con le nostre foto
In questa storia c’è un fondo di verità, come sempre c’è un fondo di verità in tutte le favole: Meta ha davvero creato una versione di Facebook a pagamento e senza pubblicità personalizzata per la sola Unione europea. Ma ovviamente questo cambiamento non è opt-in (nel senso che non si è automaticamente trasferiti alla versione pay) ed è invece facoltativo utilizzarla.
Al di là di questo e ribadendo che, se anche fosse tutto vero, un post non servirebbe a nulla, va sottolineata soprattutto una cosa. Cioè quello che Facebook può fare con le foto che vengono condivise sulla sua piattaforma, che sembra uno dei punti che più stanno a cuore a chi diffonde questa bufala. Scoprirlo non è difficile (ma potrebbe essere più facile): è sufficiente accedere al Policies Center, cioè la pagina dei regolamenti della creatura di Zuckerberg. Qui, al punto 3.1 dei Terms of Service, si legge sì che “alcuni contenuti che condividi, come foto o video, potrebbero essere protetti dalle leggi sulla proprietà intellettuale” e che “mantieni la proprietà dei diritti di proprietà intellettuale su tutti i contenuti che crei e condividi su Facebook”, ma si legge anche un’altra cosa, scritta chiaramente.
Si legge che “pur tuttavia, per fornire i nostri servizi, abbiamo bisogno che tu ci fornisca alcune autorizzazioni legali per utilizzare questi contenuti”. Autorizzazioni che vengono fornite quando ci si iscrive a Facebook e che significano questo: “Quando condividi, pubblichi o carichi contenuto coperto da diritti di proprietà intellettuale su o in connessione con i nostri prodotti, ci concedi una licenza non esclusiva, trasferibile, sub-licenziabile, esente da royalty e mondiale per ospitare, utilizzare, distribuire, modificare, eseguire, copiare o visualizzare pubblicamente, tradurre e creare opere derivate dai tuoi contenuti”. Ad esempio: “Se condividi una foto su Facebook, ci dai il permesso di archiviarla, copiarla e condividerla con altri”.
Questa cosa dovrebbe essere ben chiara, ed è curioso che dopo tutti questi anni ancora non lo sia: Facebook può già fare praticamente qualsiasi cosa con i contenuti che gli affidiamo e anche trasferirli a chiunque. E non c’è “Non autorizzo” che tenga. (fonte Repubblica.it)