È un vero e proprio verminaio quello scoperto dai giudici di Reggio Calabria. La storia è quella di Clara Stella Vicari Aversa, laureata in architettura con lode a Reggio nel 1995. Nello stesso anno comincia a collaborare all’Università, quindi – riporta la Stampa – vince una borsa di studio e dottorato in Spagna per poi tornare in Italia.
Nel 2008 l’università di Reggio bandisce un concorso da ricercatore al quale lei partecipa. La commissione parla di «candidato» e «candidata», nonostante i temi siano anonimi. Gonfia i titoli del vincitore e omette i suoi. Lei perde e per cinque volte in dieci anni fa ricorso al Tar vincendo sempre. Per ben quattro volte l’Università ripete la gara con lo stesso esito.
La professoressa di cui è allievo il vincitore del concorso la convoca in facoltà: “Esterna il suo dissenso, suggerisce di ritirare il ricorso, la invita a chiedere scusa al presidente della commissione, amareggiato per la sua iniziativa giudiziaria”. Fino alla fatidica frase: “Non si fa così nell’università. Mettiti il cuore in pace, non vincerai mai. Aspetta il tuo turno”.
Clara però va in Procura e parte l’inchiesta. Dopo quattro anni l’indagine, ferma la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, non si limita a ricostruire “un patto corruttivo”. Svela che lei è solo una delle vittime di una “associazione a delinquere in totale spregio delle regole e del principio di meritocrazia, con illegalità quotidiane e senza soluzione di continuità”.
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