Oggi si celebra in Italia il 76esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Mancheranno i tradizionali cortei, ma si alternerà una staffetta di iniziative online dell’Anpi. Previste celebrazioni con Mattarella e Draghi all’Altare della patria e al Quirinale. Il presidente della Repubblica richiama a “unità, coesione e riconciliazione” per la “rinascita”.
“Vorrei raccontare il mio, di 25 aprile“. Inizia così il contributo di Liliana Segre per lo speciale 25 aprile di MicroMega. “Alcuni giorni prima del 27 gennaio 1945, cioè prima della liberazione del campo di Auschwitz da parte dei sovietici ricorda – era iniziata la ‘marcia della morte‘ alla quale dovetti partecipare con altre decine di migliaia di prigionieri disperati, quasi sempre a piedi, nel gelo dell’inverno, soffrendo una fame indicibile. Spinti dai nazisti sempre più verso nord-ovest, passando da un lager all’altro. Furono oltre tre mesi d’inferno”.
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“I sopravvissuti morivano come mosche. Se cadevano, venivano finiti dalle guardie con un colpo di fucile. Alla fine il gruppo di deportate di cui facevo parte raggiunse l’ultima meta, il campo di Malchow a nord di Berlino”. Continua la senatrice a vita: “Non avevamo calendari, giornali, orologi, ma il mio 25 aprile lo passai sicuramente in quel campo, dove in quei giorni iniziavano ad arrivare, grazie ai prigionieri francesi che lavoravano nelle fattorie vicine, le prime notizie della disfatta della Germania e dell’imminente arrivo degli eserciti americano e russo, che avanzavano rispettivamente da ovest e da est”.
Per Liliana Segre ricordare è necessario ancora oggi: “Non solo perché la storia va conosciuta, approfondita e meditata, ma perché l’insegnamento che se ne può trarre è indispensabile per formare cittadine e cittadini consapevoli, coscienti, responsabili. È stato Primo Levi a intimarci di ricordare, non solo perché si deve sapere che cosa è stato, di che cosa gli esseri umani sono stati capaci, ma perché se è potuto accadere, è sempre possibile che possa accadere di nuovo. Dunque memoria, storia, coscienza. Unico antidoto, ma anche dovere e missione da cui non può deflettere qualsiasi società che voglia dirsi civile”.
“La senatrice Segre ha voluto che la scritta “Indifferenza” fosse messa all’ingresso del memoriale della Shoah di Milano per ricordarci che, insieme ai partigiani e combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono dall’altra parte in cui – come dice lei – è più facile far finta di niente. Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le parole di Artom. Significa far morire, un’altra volta, chi mostrò coraggio davanti agli occupanti”. Così Mario Draghi al Museo della Liberazione.