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Parco Cassarà, di questo passo i bimbi ci andranno a giocare da vecchi (o forse no)


La storia del Parco Cassarà è peggio di un’epopea. Sembra sempre che finirà bene, ma non è cosi. 

L’immagine perfetta per descrivere i palermitani che aspettano il parco Cassarà è quella di Rose, di Titanic, che invecchia sperando di ritrovare qualcosa del suo Jack. Solo che i palermitani non sono come Rose, che ha fatto morire il suo amato per non dargli spazio su quella gigantesca tavola nel mare gelido.

Le vicende legate a questo spazio verde ormai sono storia. Il luogo dedicato a Cassarà, in zona Villaggio Santa Rosalia, apre per un paio di anni, con esattezza le porte aprono nel novembre del 2011. Il Parco Cassarà è grande circa 300.000 metri quadri. Sembra la scommessa giusta per confermare una rinascita palermitana.

Poi avviene l’amara scoperta: il parco contiene nella sua vasta area residui di amianto. Il 16 aprile 2014 è stato chiuso a causa dell’accertata presenza di amianto sotto la superficie. 

La sua gestione è affidata al Comune di Palermo. Nel frattempo i genitori promettono ai figli che un giorno li riporteranno lì. Anche se è più probabile che i figli riporteranno lì i loro futuri figli. E che quei genitori, che avevano promesso un ritorno, saranno accompagnati da figli e vedranno con un bastone in mano giocare i nipoti.

Le analisi al Parco Cassarà

Gli scenari sembravano questi. Invece no. L’altro ieri arriva la notizia inaspettata: i rilevi ambientali sono completi. 

I risultati verranno entro due settimane. Leoluca Orlando ha detto: “Speriamo davvero che finalmente si possa compiere questo importante passo per restituire ai cittadini un importante spazio dove poter svolgere attività all’aperto”.


Al Parco Cassarà sono stati recentemente completati i rilievi ambientali nella “sub area verde”, che copre circa il 60% del parco chiuso nel 2014 in seguito al rinvenimento di agenti inquinanti nel terreno.


I risultati delle analisi, al cui esito è subordinata la riapertura alla pubblica fruizione, sono attesi entro due settimane. Forse i bambini potranno ritornarci a giocare in tempi brevi. Ma forse.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”