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Pasta con Tenerumi: quando l’eccellenza siciliana si trasforma in poesia


Nel cuore della tradizione culinaria siciliana si cela un’autentica opera d’arte gastronomica: la Pasta con Tenerumi.

Pasta e tenerumi
Pasta e tenerumi – Fonte:web

Un’irresistibile ricetta che suscita l’invidia di tutti, accompagnata da una poesia dedicata ad essa scritta da Giuseppe Lodato.

Spesso si dice che la buona cucina sia una vera forma d’arte. Si crede che l’abilità dei cuochi possa equipararsi a quella degli artisti e che alcuni piatti, solo guardandoli, possano essere considerati autentici capolavori. Nel contesto della cucina tradizionale siciliana, questa affermazione risulta senza dubbio veritiera. Nel corso delle generazioni, infatti, si sono tramandate ricette e segreti allo scopo di portare in tavola trionfi di gusto. Alcune di queste preparazioni sono diventate vere e proprie icone, tanto da ispirare versi di un poeta. Se siete scettici, proseguite nella lettura per scoprire insieme a noi la poesia scritta da Giuseppe Lodato.”

La pasta che diventa poesia

Oggi vi presentiamo una poesia siciliana dedicata a un piatto che da tempo immemore delizia le estati in Sicilia. La sua perfezione risiede nella semplicità, è essenziale ma mai scontato. Una minestra così deliziosa da resistere persino alle temperature più roventi. Senza dubbio avete già compreso che stiamo parlando della pasta con i tenerumi: le foglie più delicate della zucchina lunga, un prodotto tipico della Sicilia, vengono cucinate per creare una minestra con la pasta, veramente straordinaria.

Ognuno la prepara a proprio modo, con aggiunte e detrazioni personali. Alcuni aggiungono il pomodoro, altri non rinunciano a guarnirla con formaggio. E sapete che esiste persino una versione “asciutta”?

Qui potete trovare un nostro articolo completo sui tenerumi e su come cucinarli.

Di fronte a questa preparazione culinaria, l’unica reazione possibile è di ammirazione. E, naturalmente, di lasciarsi incantare anche dalla poesia di Giuseppe Lodato.

Cucùzzi e tinnirùmi cù la pasta,
a lu siciliànu ci assuvècchia e abbàsta.
Un spicchitèddu d’àgghia e n’anticchièdda d’ògghiu
Un pumaròru scacciàtu è tuttu chiddu chi vògghiu
‘Ni nni fuèmu puru si fa càvuru,
picchì arricriàmu puru cù lu ciàvuru.
Tinemunìlli strii ‘sti pitànzi antìchi, picchì fannu beni a ranni e nichi.

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