E’ la domanda che pone un libro: “Why Do So Many Incompetent Men Become Leaders?: (And How to Fix It)”, della prestigiosa Harvard Business Review Press. che offre ottimi spunti di riflessione di fronte agli accadimenti di questi giorni.
Politici impreparati. Ministri privi di un curriculum all’altezza del ruolo. Boiardi che passano con disinvoltura da un incarico all’altro, senza conoscere neppure uno dei delicatissimi settori cui di volta in volta sono preposti. Dirigenti che rendono la vita impossibile a decine e decine di loro sottoposti, ostacolandone produttività e carriera…
Prima di addentrarci in un terreno minatissimo, è necessaria una premessa: l’autore è un uomo, Tomas Chamorro-Premuzic, “Chief Talent Scientist” del Manpower Group, oltre che professore di psicologia del Business alla Columbia University e molto altro: un profilo professionale che lo mette quindi al riparo da accuse di pregiudizi femministi, per quanto le sue posizioni a favore delle donne siano piuttosto forti, come vedremo.
Il presupposto di partenza del libro è quello di un’amara quanto disincantata constatazione:
la scelta di un leader viene di solito fatta dalle aziende, piuttosto che da cittadini o da una comunità, preferendo caratteristiche che poi male si addicono all’effettivo esercizio del potere.
Si confonde infatti la sicurezza con la competenza, per cui le qualità più premianti per chi aspira a diventare un leader sono soprattutto quelle di una certa arroganza che indica un elevato livello di autostima fino alla presunzione. Viene scomodato Freud, a tale proposito, che affermava come i “followers” siano attratti dal più narcisista di tutti sul quale viene riversato l’amore che non riescono a provare per sé stessi.
Lo stereotipo del leader ideale finisce quindi troppo spesso con l’impersonare caratteristiche ai limiti dei disturbi della personalità. Così capi psicotici, egoriferiti, dispotici, tirannici, piuttosto che istrionici o machiavellici sono sempre più frequenti, mentre persone effettivamente capaci, motivatrici, trascinatrici, visionarie, umili, empatiche sono una rara eccezione tra i leader.
Ed è a questo punto del ragionamento che Chamorro-Premuzic osserva come i leader incompetenti siano di solito soprattutto uomini.
Certo, donne leader incompetenti ce ne sono, ma i dati quantitativi sono chiari nell’indicare che di leader inadeguati uomini ce ne sono molti, ma molti di più. Troppi di più.
Non bastasse, per rincarare la dose, l’autore fa ricorso alla letteratura scientifica per ricordare come sia stato oramai ampiamente dimostrato che gli uomini abbiano mediamente maggiori capacità delle donne di ottenere posti da capo, ma che queste abbiano, viceversa, maggiori capacità di esercitare efficacemente il ruolo del leader. Una generalizzazione necessaria a ricordare come, per quanto non ci siano differenze biologiche, i modelli formativi familiari diversi per maschi e femmine finiscono con lo sviluppare caratteristiche e capacità differenti.
Ed è così che, mentre gli uomini, notoriamente più temerari, sicuri e aggressivi, sopravanzano le donne nella corsa alla carriera o nell’ascesa al posto di potere, le poche donne che riescono ad arrivare, salvo le eccezioni che confermano la regola, si mostrano mediamente ma indiscutibilmente leader migliori. Risultano infatti più “capaci di costruire e mantenere gruppi di lavoro efficaci e produttivi, di ispirare e motivare le persone a mettere da parte le loro aspirazioni personali per lavorare nell’interesse comune o del gruppo. Che sia sport, politica o business i leader migliori sono di solito umili e, che sia dovuto alle predisposizioni personali piuttosto che all’educazione ricevuta, l’umiltà è una caratteristica che si trova più tra le donne che tra gli uomini. Ad esempio gli studi dimostrano che le donne superano gli uomini in intelligenza emotiva, che è un importante fattore del comportamento umile. Inoltre, un’indagine sulle differenze di genere nelle personalità che ha coinvolto più di 23 mila partecipanti di 26 diverse culture ha rilevato che le donne sono più sensibili, attente e modeste degli uomini”. Al contrario, le ricerche hanno poi anche dimostrato come gli uomini leader risultano mediamente più arroganti, manipolatori e propensi al rischio delle donne.
L’autore riconosce quindi che le donne che vogliono fare una carriera di qualsiasi tipo incontrano troppo spesso enormi ostacoli, ma nella prospettiva generale del sistema valuta molto più grave la mancanza di ostacoli adeguati che fermino le carriere degli uomini incompetenti o inadeguati, e la pericolosa tendenza a spingere anche le donne ad adottare proprio quei comportamenti che rendono scadente la leadership di troppi uomini, a detrimento dell’interesse generale.
Da qui, la proposta: per migliorare il livello di competenza dei leader bisogna cambiare i criteri con i quali vengono selezionati, ed essere più consapevoli delle qualità necessarie per esercitare la leadership piuttosto piuttosto di quelle richieste per conquistarla.
Un processo di maturazione e di consapevolezza da parte di chi sceglie/nomina/elegge un capo indispensabile, che premierebbe indirettamente molto di più le donne capaci (le incompetenti ce le risparmiamo volentieri), a scapito, per il bene di tutti, dei leader incompetenti.
Come vedete, il ragionamento di Chamorro-Premuzic non è mirato tanto a sostenere una parità di genere acritica e di principio, quanto ad un desiderio di migliorare il livello generale dei leader attuali, giudicato inadeguato. Anche passando da questa strada, la soluzione al problema rimane però la stessa e porta alla necessità di promuovere/nominare/eleggere più donne.
Anche solo guardandoci un po’ intorno lo spazio per questo cambiamento, converrete, esiste già, è ottimo, abbondante e permetterebbe di raggiungere la piena parità di genere, senza minimamente scalfire i posti di potere meritoriamente conquistati dagli ottimi leader uomini che già ci sono.
Avere dei buoni leader, sia donne che uomini, è infatti indispensabile per una collettività, un’azienda o un paese.
Cattivi leader non solo mandano a fondo aziende ed esasperano i sottoposti a livello di esaurimento ma, come la storia insegna, portano paesi alla rovina, a guerre mondiali, stermini, disastri atomici o finanziari.
Tra l’altro, selezionare buoni leader, per un’azienda, ma soprattutto per un paese, diventerà in futuro sempre più necessario: non pare infatti proprio una buona idea affrontare con una classe dirigente guidata da uomini incapaci, narcisi e bizzosi la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, il cambiamento climatico, la crisi della globalizzazione e delle democrazie liberiste, oltre che il declino sociale, economico e demografico.
E se per caso trovate qui un qualche riferimento alla situazione politica attuale…beh…
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