In Sicilia troviamo già otto centri predisposti alla cura del Coronavirus con il plasma iperimmune.
A Palermo e a Catania presso i policlinici, nelle Asp di Trapani, Ragusa e Caltanissetta, l’ospedale Papardo di Messina e Garibaldi di Catania.
In cosa consiste questa terapia?
Partiamo col dire che, purtroppo, non c’è ancora una terapia considerata a tutti gli effetti “efficace” contro il Covid-19. Ciò nonostante, secondo Cesare Perrotti, direttore del Servizio di immunoematologia e medicina, la terapia con il plasma autoimmune si piazza bene. Ci sono alcune variabili, il plasma iperimmune è più efficace se somministrato quando il paziente non ha ancora sviluppato gli anticorpi contro il Covid-19, quindi in una fase precoce.
Progetto Tsunami
La sperimentazione ampliata su tutto il territorio è iniziata a maggio, con il progetto TSUNAMI, autorizzato dall’Aifa e dall’Iss. TSUNAMI è l’acronimo per TranSfUsion of coNvalescent plAsma for the treatment of severe pneumonia due to SARS. CoV2, e valuta proprio l’efficacia e il ruolo del plasma ottenuto dai pazienti convalescenti da Covid-19.
In questi centri, otto in Sicilia come dicevamo, viene effettuato un servizio trasfusionale e i pazienti guariti recentemente dal Covid-19 possono donare, in quanto dotati proprio del plasma iperimmune.
La prima banca del plasma in Italia è stata realizzata in Veneto, dove è stato coinvolto sia il Coordinamento regionale delle strutture trasfusionali e i singoli responsabili dei diversi dipartimenti.
Da maggio a oggi il numero di ricoveri è aumentato in maniera esponenziale, le ricerche e le terapie non si sono mai fermate, ma è da “poco” che si sente parlare della terapia con il plasma iperimmune. Dalle interviste rilasciate da alcuni medici si evince che non ci sono stati decessi tra i casi a cui è stato somministrato il plasma iperimmune e anche i pazienti a cui è stato somministrato– in un servizio delle Iene di qualche giorno fa – sostengono che dalla prima somministrazione hanno notato dei miglioramenti.
l’esperienza della Dottoressa Pooja Bhatia Malhotra
Un articolo del Tribune, del 27 Aprile 2020, racconta l’esperienza della Dottoressa Pooja Bhatia Malhotra, medico nefrologo, che gestisce un ospedale in New Jersey. Perché la sua esperienza è importante? La dottoressa Malhotra ha lei stessa contratto il Covid e, dopo essere guarita, ha testato la cura con il suo stesso sangue (quindi plasma iperimmune) su alcuni pazienti. Il fratello, Vishal Bhatia, rilasciò un’intervista, sempre al Tribune, dicendo: “Dopo essere risultata positiva al Covid, mia sorella è rimasta a casa in isolamento […] dopo 17-18 giorni è guarita dalla malattia, e ha subito ripreso a prendersi cura dei suoi pazienti. Ha donato il proprio plasma per il trattamento dei pazienti malati di Covid”. Sono stati in molti a screditare la cura con il plasma iperimmune ma pare che, soprattutto negli ultimi giorni, le cose stiano cambiando.
Raccolata anche al Policlinico Giaccone
Il Policlinico “Giaccone” raccoglie, tratta e qualifica l’emocomponente, attività svolta con l’aiuto anche del Laboratorio di Microbiologia e Virologia della professoressa Anna Giammanco, che dichiara: «Lo studio nazionale è partito con l’intenzione di trovare una terapia alternativa e sono stati coinvolti i microbiologi perché il tutto si basa sulla validazione del plasma donato sulla base della presenza degli anticorpi neutralizzanti che hanno una funzione fondamentale indiscutibile, che è quella di riuscire a bloccare il virus alla sua entrata ed evitare che il virus si leghi alle cellule tramite i recettori cellulari. Se non c’è questa validazione ovviamente lo studio non ha senso, perché il plasma ha una serie di controindicazioni, quindi prevedere una terapia col plasma non è di tutto passaggio, ci deve essere un chiaro vantaggio, si tratta pure sempre di una terapia di emergenza». È quindi necessario che il reclutamento dei donatori aumenti. Zaia l’ha definita: “donazione da uomo a uomo”, perché in fondo è proprio quello, l’aiuto che viene da chi ce l’ha fatta a chi ancora deve combattere questo nemico invisibile.