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Ricciardi: “Ora serve solo un lockdown”


“Purtroppo avere il vaccino non significa automaticamente riuscire ad utilizzarlo”, osserva il consulente del ministero della Salute, sperando che il ritmo delle vaccinazioni possa accelerare al più presto.

Le nuove misure del governo per arginare i nuovi contagi di Coronavirus dal 7 gennaio? «Insufficienti» e, presumibilmente, «verranno sovvertite dai dati dei prossimi giorni, come successo in passato». Il professor Walter Ricciardi, direttore scientifico degli Istituti Maugeri e consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, profila ancora tempi bui a livello epidemiologico prima che la curva torni a scendere e le misure possano essere rilassate. Già dati dati degli ultimi giorni «si intravede un’evoluzione negativa della pandemia», ed entro due settimane «avremo un aumento del contagio non banale», spiega Ricciardi in un’intervista a La Stampa

Perché se è vero che l’Italia «nella prima fase della pandemia si è comportata molto bene», nella seconda ha avuto a che fare con più fallimenti. In primis, «si è perso il controllo di test e tracciamento», e di conseguenza si è «ritardato il lockdown». E ora, a detta del consigliere del ministro Speranza, «solo chiusure prolungate possono riportare la situazione sotto controllo». E anche la riapertura delle scuole, prevista dal 7 gennaio, «non ha senso», e a detta del professor Ricciardi, e «andrebbe rimandata almeno fino a metà gennaio», quando si dovrebbe riprendere il polso della situazione dello stato dei contagi. 

La terza ondata

Ma la terza ondata è praticamente alle porte, se non già iniziata, in parte per i ritardi nei lockdown pregressi e a causa dei tracciamenti e test saltati che hanno contribuito a diffondere il virus, in parte per gli assembramenti che si sono creati malgrado le misure più stringenti della zona rossa. Del resto, sottolinea il professor Ricciardi, «se si fanno dei provvedimenti poi bisogna farli rispettare, perché le dichiarazioni di intenti non fermano i contagi». Ma anche sul fronte dei test e del tracciamento, molte regioni Regioni dovrebbero recuperare «quello che in diversi casi hanno tralasciato quest’estate», ossia «il potenziamento dell’organizzazione territoriale e le squadre per l’assistenza domiciliare». 

I ritardi delle vaccinazioni

C’è infine il capitolo vaccini, la cui lentezza d’impiego e somministrazione sta destando non poche polemiche, dal basso del 20% delle dosi utilizzate, ad oggi, su media nazionale. «Purtroppo avere il vaccino non significa automaticamente riuscire ad utilizzarlo», osserva Ricciardi, sperando che dopo questa prima fase «affidata alle Regioni», i ritmi possano migliorare «con la partenza della campagna nazionale della struttura commissariale» guidata da Domenico Arcuri. Certo, ammette Ricciardi, «se ci si fosse mossi prima la macchina sarebbe già rodata», e sarà necessario impiegare palestre, palazzetti e altre strutture oltre agli ospedali. E in questa «impresa titanica» di vaccinazione di 50 milioni di persone, che è anche una corsa contro il tempo, sarà necessario impiegare tutte le risorse possibili come nella prima ondata, inclusi i medici specializzandi.

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