I Master assicurano uno stage in azienda a oltre la metà degli studenti e un tasso di occupazione dell’82,6% a un anno dal titolo.
Il biglietto da visita dei master post-laurea è di tutto rispetto, ma nonostante il ventaglio ricco di proposte delle università italiane (più di 2.800), i ragazzi che ogni anno scelgono questa opzione sono poche decine di migliaia, per un totale di 36mila iscritti ai corsi di primo livello (che richiedono come titolo di accesso la laurea triennale) e 16mila a quelli di secondo livello (per i quali serve invece la magistrale). Numeri ancora piccoli, ma in crescita sul primo livello: +20% nel 2017/18 sul 2016/17.
La scelta del master si pone, in particolare, ai ragazzi che alla fine del triennio decidono di proseguire gli studi: secondo AlmaLaurea – che raggruppa 75 atenei – nel 2018 solo l’8,3% ha dichiarato di volersi iscrivere a un master, rispetto al 62% che ha deciso per la magistrale (121mila “matricole” per oltre 300mila iscritti totali). Eppure il tasso di occupazione dei diplomati di master è decisamente più elevato. E i contratti sono più stabili: in oltre la metà dei casi a tempo indeterminato, contro il 26,8% dei laureati magistrali.
Più alto anche lo stipendio: 1.467 euro netti mensili per i diplomati di master di primo livello contro 1.210 euro. La stessa indagine mostra inoltre che solo dopo 5 anni dalla laurea i dottori magistrali del 2013 raggiungono un tasso di occupazione dell’85% di poco superiore a quello dei diplomati di master a un anno dal titolo.
Master universitari: l’analisi costi-benefici
I master rappresentano senza dubbio un investimento sul futuro. Di tempo e di denaro. Sul fronte dei costi – sulla base dei dati raccolti dal Sole 24 Ore direttamente dagli atenei – risulta che buona parte dei percorsi post-laurea ha un costo inferiore a 5mila euro (74% del totale), il 17% dai 5 ai 10mila euro e il 10% oltre 10mila euro. Non mancano però le borse di studio: in un caso su tre (949 master su 2.838 totali) sono disponibili agevolazioni a copertura parziale o totale del costo di iscrizione.
Il ruolo decisivo dello stage
D’altro canto se la laurea magistrale rappresenta il naturale completamento dei triennio, puntando a una specializzazione ampia rispetto alla formazione di base dei primi anni accademici, i master sono focalizzati su tematiche specifiche, funzioni aziendali o settori. «Un master è efficace quando traghetta verso il lavoro – spiega Marisa Porrini, prorettore alla didattica dell’università Statale di Milano – con un percorso professionalizzante e la compartecipazione delle aziende. Non bisogna ovviamente fermarsi al nome: è fondamentale verificare programmi, faculty e partnership con il mondo del lavoro».
Secondo AlmaLaurea il 62,7% dei diplomati di master del 2018 ha svolto un tirocinio durante il corso, con il 70% che prosegue il lavoro iniziato prima del titolo (rispetto al 25% dei laureati magistrali). La diffusione dello stage è al top nell’area umanistica, con l’82% di studenti coinvolti. «Tirocini in aziende, istituzioni culturali ed enti pubblici possono dare una marcia in più sul mercato del lavoro – evidenzia Margherita Azzari, presidente della scuola di studi umanistici dell’università di Firenze -: è il caso della teoria e pratica della traduzione, o della comunicazione multimediale e creazione di eventi».
Il tirocinio rafforza anche le professioni sanitarie. «Da assistenza infermieristica al tavolo operatorio a competenze avanzate in pediatria – dice Fabrizio Micari, rettore all’università di Palermo -: al laureato triennale conviene scegliere un master se questo ha un chiaro e immediato riscontro in una specifica attività lavorativa».
Percorsi trasversali
Ma il master è anche un’opportunità per esplorare settori limitrofi a quelli della laurea triennale, per specializzarsi su temi molto focalizzati sui quali non c’è una laurea specialistica. «C’è il caso del laureato in matematica che si iscrive al master in business administration – sottolinea Lamberto Duò, delegato per la didattica e l’orientamento del Politecnico di Milano – per arricchirsi di competenze di analisi finanziaria, oppure quello dell’ingegnere civile che si iscrive al master in construction management per acquisire skill gestionali nel settore delle costruzioni».
D’altro canto, il master non si addice a chi punta a completare la preparazione di base del primo triennio ed è disposto a investire un anno in più sullo studio: «La laurea magistrale – conclude Antonella Carù, direttore scuola graduate della Bocconi – garantisce una specializzazione basata su una conoscenza approfondita, l’applicazione pratica dei temi affrontati, l’opportunità di sviluppare soft skill grazie alle numerose attività che coinvolgono direttamente gli studenti».
fonte: Il Sole 24 Ore