In questi giorni rimbalzano le notizie su Sam Altman, ma chi è davvero il CEO ideatore di ChatGPT che è stato allontanato e abbandonato dalla sua azienda per appena cinque giorni?
Nato il 22 aprile 1985 da una famiglia ebraica a St. Louis, nel Missouri (USA), Altman emerge come un autentico prodigio sin dalla giovane età. A soli 8 anni dimostra una straordinaria abilità nel programmare, mentre nell’adolescenza la sua passione per la tecnologia diviene totale.
Nonostante abbia iniziato gli studi in informatica alla Stanford University dopo il liceo, decide di abbandonare la facoltà nel 2005, all’età di 19 anni, senza conseguire la laurea – un tratto comune tra molte figure di spicco nella Silicon Valley.
Nello stesso anno, Altman è cofondatore di Loopt, un’applicazione mobile per il social networking basata sulla geolocalizzazione, ricoprendo anche il ruolo di CEO. Nonostante la società sia riuscita a raccogliere oltre 30 milioni di dollari di finanziamenti, non è riuscita a evitare il fallimento nel 2012. Successivamente, è stata acquisita dalla Green Dot Corporation per 43,4 milioni di dollari.
L’esperienza acquisita con Loopt ha ulteriormente consolidato la reputazione di Altman come esperto in tecnologia e innovazione nel mondo delle startup. Già nel 2008, la rivista Businessweek lo ha riconosciuto come una figura di spicco in questo settore.
Gli inizi, le prime startup e ChatGPT
Nel 2011, nonostante la sua già prestigiosa reputazione, Altman entra a far parte di Y Combinator, una delle più celebrate incubatrici di startup a livello mondiale. In questa veste, contribuisce attivamente a guidare e sostenere numerose startup di successo, tra cui Dropbox, Reddit e Airbnb, fornendo loro risorse, mentorship e finanziamenti cruciali. Durante quel periodo, il fervido spirito utopico di Altman lo porta a concepire un ambizioso progetto: un reddito universale di base finanziato da investitori privati. Era convinto che questa opzione potesse delineare il futuro, soprattutto in un panorama in cui il mondo sarebbe stato così dominato dalla tecnologia da rendere superfluo il concetto tradizionale di lavoro. Questo è stato solo l’inizio della sua crescente fascinazione per gli impatti etici e sociali dell’intelligenza artificiale, interesse che si svilupperà ulteriormente in seguito. Nel febbraio del 2014, Altman è nominato presidente dell’acceleratore da Paul Graham, co-fondatore di Y Combinator. Grazie al suo contributo, la valutazione complessiva delle società all’interno di Y Combinator supera i 65 miliardi di dollari, evidenziando il suo ruolo significativo nell’impulso e nell’evoluzione di questo ecosistema di startup.
Nel novembre del 2022, OpenAI introduce ChatGPT, un chatbot basato su un innovativo modello di intelligenza artificiale che cattura l’attenzione globale grazie alla sua impressionante capacità, seppur ancora limitata, di imitare il linguaggio umano. In pochissimi mesi, se non addirittura settimane, Altman emerge come l’ultimo membro della “famiglia reale” delle personalità dell’imprenditoria tecnologica americana e conquista un ruolo di rilievo nell’arena commerciale dell’intelligenza artificiale. In un contesto in cui il mercato digitale, particolarmente influenzato dai social network, genera un diffuso senso di disillusione tra gli utenti dopo più di un decennio, ChatGPT riporta l’attenzione sulla tecnologia, scatenando un nuovo fervore che coinvolge tutti gli attori del settore e incuriosisce, se non addirittura entusiasma, gli utenti. L’opinione pubblica lo elegge come il nuovo guru della tecnologia, considerandolo il perfetto erede di una tradizione inaugurata da Steve Jobs.
La folle settimana di Novembre, tra licenziamenti e riassunzioni
Il 17 novembre 2023, in modo repentino e senza preavviso pubblico, Sam Altman viene rimosso dalla posizione di CEO di OpenAI. È escluso dal Consiglio di Amministrazione e il ruolo di amministratore delegato viene temporaneamente assegnato alla chief technology officer Mira Murati e successivamente al fondatore di Twitch, Emmett Shear. Questo segna l’inizio di una saga dai contorni da thriller legale, in cui i presunti nemici si rivelano amici attraverso tweet, lettere aperte e inaspettati colpi di scena. Pochissime ore dopo il licenziamento, il CEO di Microsoft, Satya Nadella, offre ad Altman di dirigere autonomamente un’unità di Microsoft dedicata all’intelligenza artificiale. In breve tempo, la stragrande maggioranza dei dipendenti di OpenAI, incluso chi sembrava coinvolto nel presunto “complotto”, si schiera pubblicamente per il ritorno del loro capo, minacciando un’ipotetica massa dimissionaria di fronte al Consiglio di Amministrazione.
Il 22 novembre, simultaneamente all’annuncio dell’integrazione della funzionalità vocale gratuita in ChatGPT, si celebra il misterioso ritorno di Altman nell’azienda, riassumendo il ruolo di CEO dopo cinque giorni di caos enigmatico. Questa settimana travagliata ha gettato qualche dubbio sull’invulnerabilità di OpenAI, un’azienda con una struttura insolita che, pur consentendo il reintegro del suo CEO, mantiene un equilibrio precario. Tuttavia, sembra plausibile delineare, almeno in linea generale, il futuro di Altman. Indipendentemente dalla compagnia che lo ospiterà in avvenire, sembra che Sam Altman sia giunto quest’anno per restare, con una figura sempre più marcante nel panorama dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale.