Checché se ne dica, San Valentino è da sempre la festa degli innamorati dell’amore!
Tante le storie che ci hanno fatto sognare. E per farlo, non dobbiamo per forza catapultarci in qualche sdolcinata serie TV americana tinta di rosa. Ci basta buttare un occhio al passato, alla scoperta dei nostri leggendari amori siciliani.
Gli “Strani amori” dal sapore nostrano
“Strani amori“. Così li definirebbe la nostra Laura nazionale. Già, perché se si parla di amori siciliani bisogna aspettarsi di tutto! Lo sa bene lo scrittore Antonino Cangemi, che nel suo libro “D’amore in Sicilia” ci porta alla scoperta delle passionali tresche amorose siciliane, intrecciate ad incanto e tormento.
Rispolveriamone alcune o scopriamole per la prima volta.
La baronessa di Carini e Ludovico Vernagallo
Laura Lanza di Trabia, per tutti la baronessa di Carini , è la protagonista di un’epica e fatale storia d’amore. Prima figlia del barone di Trabia, il padre decise farla sposare con un membro di facoltosa stirpe, don Vincenzo II La Grua-Talamanca. Incastrata in un infelice matrimonio combinato, la giovane baronessa si innamorò segretamente del bel Ludovico Vernagallo, cugino del marito. Un amore travolgente e passionale vissuto all’ombra delle due famiglie. Secondo la tradizione, il conte sorprese i due innamorati insieme e offeso nell’orgoglio li uccise. I cantastorie siciliani raccontano che la baronessa lasciò per sempre la sua impronta al castello, appoggiando al muro la sua mano sanguinante. Segno di un amore eterno e indelebile.
Pirandello e Marta Abba
Nel 1925, Pirandello divenne il direttore del Teatro d’Arte di Roma. Qui, incontrò quella che poi divenne la sua musa: l’attrice Marta Abba. Il drammaturgo s’innamorò perdutamente della giovane ed affascinante donna, scatenando la furibonda gelosia della figlia, da sempre la sua prediletta. Almeno, fino a quel momento. Marta divenne ben presto la prima attrice della compagnia teatrale del Maestro. Ma il forte ed inarrestabile sentimento di Pirandello non venne mai contraccambiato dalla bella attrice. Un amore a senso unico che rivive nelle più di 500 lettere scambiatosi. Quando l’Abba decise di lasciare per sempre l’Italia, Pirandello la congedò amabilmente: «Ti bacio con tutta l’anima mia».
Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Alexandra Wolff
Quella tra Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Alexandra Wolff è una coinvolgente storia d’amore dal sapore letterario. I due si incontrarono per la prima volta a Londra, in casa dello zio di Tomasi. Allora, Licy (così veniva chiamata Alexandra) era sentimentalmente legata al barone André Pilar.
Già in quell’occasione, i due divennero segretamente complici. Ma fu il loro secondo incontro a Roma ad esser galeotto. La Wolff, ormai divorziatosi, iniziò con Tomasi una bella amicizia che, giorno dopo giorno, divenne un grande amore. La nuova coppia, però, non godeva dell’approvazione della madre dello scrittore. Suocera e nuora, nonostante gli innumerevoli tentativi, non andarono mai d’accordo. Così, Licy decise di andar via da quella casa. Ma il loro amore non conobbe mai distanze. Per circa 10 anni, Giuseppe e Licy non smisero mai di scriversi, incontrandosi quando potevano. «Mio angelo» e «Muri mia», così i due innamorati si chiamavano nel loro idillico epistolario.
Renato Guttuso e Marta Marzotto
Il pittore Guttuso e la contessa Marzotto sono i protagonisti di un variopinto amore proibito, come una delle tavolozze dell’artista. I due si conobbero a Roma grazie a Rolly Marchi, curatrice di molte mostre del pittore siciliano. Nonostante fossero entrambi già sposati, la passione tra Guttuso e la Marzotto non si fece attendere, avvolgendoli completamente. L’appartamento situato a Piazza di Spagna, prestato da un amico gallerista, fu il loro segreto rifugio d’amore. La contessa, dipinta da Guttuso, divenne un’icona di femminilità universale. La relazione tra i due durò a lungo, quasi 20 anni. Fino a che il pittore decise di interrompere a causa dell’improvvisa morte della moglie. Logorato dal dolore, Guttuso non volle più rivedere la sua amata musa, mettendo così fine ad un amore travolgente mai dimenticato.
Amori sbocciati, passioni irrefrenabili, sentimenti contrastati che appartengono alla nostra storia e alla memoria di tutti. Non tutti hanno trovato il loro lieto fine, ma si sa: “Cu patisci p’amuri, un senti duluri”.