A pochi giorni dalla commemorazione della strage di Capaci, arriva l’inaspettata notizia: Giovanni Brusca ha lasciato il carcere dopo 25 anni di reclusione. Il boss mafioso, fedelissimo di Totò Riina, ha scritto le pagine più nere della storia italiana macchiandosi dei più brutali omicidi. Per sua mano, morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo e il piccolo Giuseppe Di Matteo. La notizia ha immediatamente scatenato le reazioni e l’indignazione di molti.
Maria Falcone: “Addolorata ma lo prevede la legge voluta da Giovanni”
“Quello che temevamo da tempo si è avverato: Giovanni Brusca, il ‘macellaio’ che ha premuto il telecomando a Capaci, è libero. Lo prevede la legge, una legge che ha voluto mio fratello e che rispettiamo, ma restano il dolore, la rabbia e il timore che un individuo capace di tanto male possa tornare a delinquere. La sua collaborazione con la giustizia è piena di ombre, la stessa magistratura lo ha detto più volte. ‘U Verru’, il porco, così lo chiamavano i suoi complici, ha nascosto molte verità, specie sulle sue ricchezze che, sono convinta, non sono state confiscate interamente. Ci auguriamo che la magistratura e le forze dell’ordine vigilino: sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Rocco, Antonio e Vito che possa tornare indisturbato a godere di soldi che grondano sangue”. Queste le parole di Maria Falcone alla notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca, il quale confessò il suo coinvolgimento nella strage di Capaci.
Tina Montinaro: “Lo Stato ci rema contro”
A sentirsi profondamente ferita ed indignata per la scarcerazione di Brusca è Tina Montinaro, la vedova di Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Falcone. “Sono indignata, sono veramente indignata. Lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Sa qual è la verità? Che questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente? Dovrebbe indignarsi tutta l’Italia e non solo io che ho perso mio marito. Ma non succede”.
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L’autista di Falcone: “Dovevano buttare via le chiavi”
“È un’offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi”, questo il commento di Giuseppe Costanza, autista del Giovanni Falcone ed unico sopravvissuto della strage di Capaci. “Che Paese è il nostro? Chi si macchia di stragi del genere per me non deve più uscire dalla galera”, conclude Costanza.
Chi è Giovanni Brusca
Giovanni Brusca, figlio del boss mafioso Bernardo Brusca, inizia a far parte delle trame di Cosa Nostra quando aveva soltanto 19 anni. A quell’età, commisse il suo primo omicidio per volontà dei Corleonesi, entrando così tra le “grazie” di Salvatore Riina. Da allora, Brusca divenne il braccio armato di Cosa Nostra. Verru, porcu, scannacristiani, tutti soprannomi per indicare la violenza e la brutalità dei suoi omicidi. Tra questi, impossibile non ricordare quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido per vedetta del padre pentito.
Brusca: condanna e scarcerazione
Giovanni Brusca viene arrestato il 20 maggio 1996. Nel 2000 inizia a collaborare con la giustizia. Una collaborazione difficile, ricca di zone d’ombra, ma che ha senz’altro dato un contributo importante nel far luce sulle stragi del ’92. Il 31 maggio 2021 è stato rilasciato per effetto della legge del 13 febbraio 2001, sulle “nuove norme per il trattamento sanzionatorio di coloro che collaborano con la giustizia”, con 45 giorni di anticipo. Rimane sottoposto a quattro anni di libertà vigilata.