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Scuola, “In classe entra acqua, quindi uso l’ombrello”: la foto-denuncia di un alunno


Anche se un giovane studente è entrato in classe, l’ombrello non lo chiude. In aula entra acqua in maniera copiosa. E l’unico modo per non bagnarsi è usare l’ombrello. Ha fatto proprio così un giovane studente, con la felpa gialla in foto, nella scuola “Enea Mattei” di Sondrio.

A diffondere lo scatto, che sta facendo vergognare molti, è stato il portale studentesco ScuolaZoo. Sono bastate poche ore affinché lo scatto, quasi rubato, finisse in circolo per la rete.

“La necessità di areare i locali il più possibile per evitare la diffusione dei contagi è chiara – ha scritto lo staff di ScuolaZoo nel post -. Ma le normative del Miur specificano anche che non è necessario tenere per cinque ore consecutive le finestre aperte ma che bastano ‘frequenti e periodici cambi d’aria’. Insomma, areare le classi sì“.


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“In classe entra acqua, quindi uso l’ombrello”: la foto shock di un alunno

E aggiungono nel post con indignazione: “Non importa stare al freddo e al gelo per cinque ore o tornare a casa bagnati se le temperature sono basse o fuori piove”. Nel testo che accompagna le foto scattate al Mattei viene anche chiesto agli studenti che seguono la pagina di segnalare altre situazioni simili.

Tra i quasi 600 commenti, che accompagnano la foto, c’è quello di una ragazza che racconta di quando nella sua scuola “hanno lasciato le finestre aperte, la notte ha piovuto e il giorno dopo la nostra classe era allagata, tanto che siamo dovuti andare a fare lezione da un’altra parte“. Mentre un altro si domanda: “Tenere le finestre aperte per non prendere il Covid. Ma per prendere una bella polmonite?”.

Di certo una situazione che c’è sempre stata, anche in epoca ante-Covid. Ma l’apertura delle finestre, metodo per indebolire il Covid, ha accentuato la problematica di perdite di acqua o situazioni affini all’interno delle strutture scolastiche.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”