Roberta Capizzi faceva l’avvocato a Milano prima di cambiare radicalmente vita. Nel 2010 ha acquistato un vecchio magazzino di fine Ottocento, nel centro storico di Catania. Un edificio di pregio dai tetti alti a volta con dipinti antichi merletti e tovagliati di filato a mano. Il pavimento ha ancora le cementine originali. Il suo locale ricorda molti le sale da pranzo delle nonne, con credenze, mobili di antiquariato, lampadari di cristalli. A completare l’opera, porcellane decorate e centrini di cotone. “Nell’immaginario di tutti noi la nonna era il cuore della famiglia e custodiva la storia delle mani e dell’amore che l’hanno costruita. Il centrino evoca ancora questo filone di continuità affettiva e di cura”, ha raccontato l’ex avvocato intervistata dal “Corriere della Sera”. Il ristorante si chiama “Me Cumpari Turiddu”, un’avventura iniziata insieme al papà Edoardo che non c’è più. La ristoratrice a 27 anni ha lasciato una carriera avviata nel diritto assicurativo tra Milano e Londra interrompendo la tradizione professionale della famiglia, tra le più antiche nel mondo delle assicurazioni in Italia.
50 TOP PIZZA 2023 italia: tre pizzerie siciliane entrano in classifica
“Mio padre è stato il primo e l’unico a credere in me”
“Il lavoro che facevo non era allineato con i miei ideali, con la mia visione della vita – svela – Mio padre capì la mia crisi esistenziale prima ancora che gliene parlassi e conoscendo il mio pallino per la cucina ha dato vita a questa azienda per me. Sono grata alla vita perché ho visto un grande sogno diventare reale. E più di ogni altra cosa sono grata a mio padre, perché è stato il primo – e l’unico, all’inizio – a credere in me. Mio nonno Calogero sentenziò ‘Da quando in questa famiglia qualcuno decide che lavoro fare?’”. Insieme allo chef Gianluca Leocata, l’ex avvocato propone nel menù, accanto alle ricette della nonna e alla cucina della tradizione, un po’ di contaminazione, “una rivisitazione, in chiave siciliana e con prodotti locali, di ricette internazionali o nazionali, che Turiddu ha raccolto nel suo lungo viaggio verso la Sicilia, entrando in contatto con culture e cucine differenti”. La filosofia del locale è basata proprio sull’idea di recupero di una memoria preziosa. L’atmosfera è quella di un bistrot francese contaminato dall’atmosfera e dai sapori del pranzo della domenica siciliana a casa della nonna, “per raccontare una storia di riscoperta e di ritorno”, spiega Roberta Capizzi.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK
Altro avvistamento di squalo: nel palermitano, intervenuti i bagnini
“Con mio padre immaginavamo la storia di Turiddu, cresciuto in America con la nonna emigrata e i ricordi che lei gli raccontava della Sicilia, terra che lui non ha mai conosciuto – confessa – Diventato adulto, quindi, decide di scoprire le proprie radici e parte armato del ricettario della nonna per cercare quei sapori e quella Sicilia”. Quello che opera la ristoratrice insieme al suo team è “un lavoro di recupero di antiche ricette e di prodotti che rischiano l’estensione, oggi presidi Slow Food”. I formaggi di capra girgentana, l’asino ragusano, il suino nero dei Nebrodi, il miele di ape nera Sicula, per esempio. “La parte più affascinante è raccontare il volto umano del cibo, quello dei custodi di queste radici con piccole produzioni gestite a livello artigianale. La scelta di un piatto, secondo me, crea un’analisi economica e una gestione aziendale che di fatto sposta il fatturato investendolo economicamente nel territorio”, spiega. Oggi Roberta Capizzi ha 40 anni. “Qui ho ritrovato la mia scintilla”, racconta. Grazie al suo ristorante è finita sulla Cnn nel documentario culinario di Stanley Tucci, “Searching for Italy”. “La parola coraggio viene dal latino cor habeo, significa avere cuore, non fegato. Non ci viene chiesto di fare cose straordinarie, ma di fare con passione e per bene piccole cose. Il cambiamento nasce da lì, e così anche il futuro”, conclude.