In Sicilia emergono le più affascinanti leggende siciliane legate ai luoghi dell’isola, facciamo un viaggio attraverso questi luoghi densi di mistero.
Dalle gesta dei Ciclopi al gigante sepolto sotto l’Etna, emergono le più affascinanti leggende siciliane legate ai luoghi misteriosi dell’isola.
La Sicilia, spesso protagonista di antichi miti e poemi epici universalmente noti, custodisce una tradizione intrisa di leggende e racconti legati alla sua terra, alle coste e all’entroterra. Queste storie, avvolte da un enigmatico fascino, sono caratterizzate da un’intensa aura di mistero.
1. La leggenda de “La Riviera dei Ciclopi “
Il tour tra i luoghi della Sicilia protagonisti di racconti leggendari inizia proprio dalla Riviera dei Ciclopi, un tratto di costa lungo circa dodici chilometri a nord di Catania, tra Acireale e Aci Castello.
In questo scenario naturale aspro e incontaminato, secondo la tradizione, avrebbe vissuto Polifemo insieme ai Ciclopi, giganti con un unico grande occhio sulla fronte che furono ingannati dall’astuto Ulisse, fatto prigioniero insieme ai suoi compagni al ritorno dalla guerra di Troia.
La Riviera dei Ciclopi è caratterizzata dalla presenza di una scogliera alta diversi metri: si dice che Polifemo, in cerca di vendetta dopo essere stato accecato, abbia scagliato alcune enormi rocce in mare contro la nave di Ulisse in fuga.
2. La leggenda delle Teste di Moro
Uno dei simboli della Sicilia è rappresentato dai vasi in ceramica che richiamano le Teste di Moro, oggetti molto particolari dietro i quali si cela una storia che rimanda alla dominazione araba.
Si narra, infatti, che nel 1100 a Palermo una giovane ragazza abbia compiuto un omicidio passionale ai danni di un arabo, che le aveva dichiarato il suo amore. Pur ricambiandolo, la donna decapitò l’uomo per vendetta, dopo aver scoperto il suo imminente ritorno in patria: la testa venne poi usata come vaso per il basilico, messo in bella mostra sul balcone.
3. La leggenda de “La storia di Colapesce
Altrettanto popolare è la leggenda di Colapesce legata a Messina, dedicata al giovane Nicola e alle sue abilità come nuotatore e pescatore. Secondo l’antico racconto, l’Imperatore Federico II di Svevia decise di sottoporre Colapesce a una dura prova, chiedendo al giovane di recuperare una coppa in mare aperto. A questa impresa ne seguirono altre due, alla ricerca della corona imperiale e di un anello gettato nelle profondità marine, ma da quest’ultima avventura Nicola non riuscì a riemergere.
Stando alla leggenda, inoltre, Colapesce decise di restare negli abissi per sorreggere una delle colonne su cui posava la Sicilia, riemergendo solo una volta ogni cento anni.
4. La leggenda del gigante Encelado sull’Etna
Una delle leggende più conosciute legate all’Etna, infine, ha come protagonista il gigante Encelado. Deciso a spodestare Giove, decise di raggiugere il cielo facendosi aiutare dai suoi fratelli e costruendo una lunga scala fatta di rocce e montagne.
L’impresa si rivelò più difficile del previsto, tanto che i giganti accatastarono tutte le vette più alte prelevandole anche dalla vicina Grecia e dall’Asia, non riuscendo comunque a raggiungere la meta.
Furibondo e contrariato da questo tentativo, Giove scagliò i suoi fulmini sui giganti facendoli precipitare a terra e, non contento, seppellendo Encelado sotto le rocce frantumate che formarono l’Etna. Sempre secondo il racconto, le eruzioni del vulcano si devono proprio alla rabbia del gigante che ogni tanto si risveglia.
5. La leggenda di Dedalo e Icaro
Dedalo, un abile inventore e architetto, aveva trovato rifugio in Sicilia dopo la sua fuga da Creta, dove aveva costruito il celebre Labirinto per il re Minosse. Qui, Dedalo aveva messo a frutto le sue doti creative, costruendo maestose opere d’arte.
La sua creatività ispirata dal desiderio di volare come gli uccelli, Dedalo iniziò a progettare ali artificiali, fatte di cera, che poteva indossare come un mantello. Aveva intenzione di provare il suo meraviglioso dispositivo di volo insieme al figlio Icaro.
Dedalo mise in guardia Icaro di non volare troppo vicino al sole, avvertendolo che la cera delle ali poteva sciogliersi se esposta a temperature elevate. Ma Icaro, giovane e avventuroso, non riusciva a resistere all’idea di solcare i cieli.
Si lanciarono nel cielo azzurro di Sicilia e sorvolava le lussureggianti terre siciliane. Tuttavia, il giovane Icaro dimenticò l’avvertimento di suo padre, iniziò a salire sempre più in alto verso il sole, sentendo il calore avvolgerlo e la cera delle sue ali iniziò a sciogliersi. Con orrore,
Dedalo vide suo figlio iniziare a precipitare verso il mare. Con un tonfo doloroso, Icaro cadde nelle acque del mare sottostante. Dedalo si precipitò a soccorrere il suo amato figlio, ma era troppo tardi. Icaro era ormai perso, e le sue ali erano solo frammenti dispersi nell’acqua.