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Specializzazioni di Medicina. Il dramma di rimanere medici a metà


Medicina. Ancora non si hanno risposte certe sul futuro di 24.000 studenti col camice bianco. Il bando per i corsi di specializzazione sono bloccati da mesi e senza dei reali vincitori, per quanto le graduatorie siano già uscite, la situazione per gli studenti si complica. Dopo 6 anni pesanti, pieni di studio e di passione sfrenata sembra quasi che le istituzioni si siano dimenticati di coloro che formeranno la nuova classe sanitaria. In queste giorni proprio per questo abbandono centinaia di medici sono scesi in piazza col grido “Senza specialisti vi curano i ministri!”.

L’iter del concorso 2020 per i laureati in medicina

Se già è drammatico il fatto che solo 1 studente su 2 di Medicina riesca ad accedere alla specialità, quest’anno si aggiunge il travagliato iter del concorso di specializzazione 2020. L’annuncio del test per l’accesso alle specialità avviene a maggio. Il Ministero dell’Università, Gaetano Manfredi, inizialmente annuncia che il concorso si farà a luglio, dato che l’Italia ha disperato bisogno di medici. Poi le carte in tavole si scompigliano e il concorso viene posticipato a settembre. Dopo la prova, il risultato tarda ad arrivare per svariati problemi burocratici: ricorsi e domande criticate. Il Tar tarda a rispondere, ma le graduatorie sono uscite con i punteggi, ma senza dei vincitori. Quindi 24.000 medici sono con le mani in mano da maggio fino ad oggi. Maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre: 8 mesi lasciati in balia del vento.

Specializzazioni: le parole di Vivere Medicina sulla questione

24.000 studenti sono in bilico. Già l’imbuto della specialità è un problema, così la situazione si aggrava. Sono tutti in cerca di risposte dopo 6 anni di duro studio”, dice a Younipa Nino di Benedetto, Presidente di Vivere Medicina. Inoltre afferma: “Il percorso formativo non si dovrebbe bloccare. Si sta fermando la formazione specialistica universitaria”. Col danno anche la beffa.

Coloro che non sono entrati ancora non sanno nulla e hanno meno tempo per cercarsi delle occupazioni sanitarie alternative, come le guardie mediche. “Non si sa nulla del futuro. Si rischia di perdere la rotta. Mediamente un ragazzo si laurea in Medicina a 26/27 anni”, afferma il rappresentante Di Benedetto.

Una situazione complicata e dai tratti assurdi. In piena emergenza sanitaria ancora non si danno prospettive lavorative a coloro che potrebbero dare un aiuto concreto per poter salvare vite umane.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”