Affittare casa diventa sempre più costoso: la nuova tassa sugli affitti colpisce migliaia di inquilini, ecco chi dovrà pagarla e quanto costa.
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Sempre più italiani scelgono di vivere in affitto piuttosto che acquistare una casa. Tuttavia, una nuova spesa fiscale potrebbe far cambiare idea a molti, rendendo questa scelta meno vantaggiosa di quanto si pensasse.
Acquistare una casa di proprietà è un traguardo importante, ma per tanti resta un sogno difficile da realizzare. Il peso del mutuo, le spese notarili, i costi di manutenzione e le lungaggini burocratiche scoraggiano molti dall’investire nel mattone.
Per questo, sempre più persone optano per la locazione, una soluzione che fino a poco tempo fa sembrava più accessibile e priva di sorprese. Tuttavia, il costo dell’affitto sta aumentando, e ora arriva un nuovo balzello che pesa ulteriormente sulle tasche degli inquilini.
Stangata sugli affitti: nuova imposta da pagare
Affittare casa sta diventando sempre più costoso, complice l’aumento dei canoni di locazione e la difficoltà nel trovare soluzioni a prezzi accessibili, soprattutto nelle grandi città. Oltre alle spese già elevate come il deposito cauzionale e le spese condominiali, ora alcuni inquilini devono affrontare un ulteriore costo: l’imposta di registro. Questa tassa aggiuntiva potrebbe rendere l’affitto meno conveniente rispetto al passato, spingendo molte persone a riconsiderare la scelta di non acquistare casa.
L’Agenzia delle Entrate ha stabilito che non tutti gli inquilini sono obbligati a pagare l’imposta di registro, ma solo chi ha sottoscritto un determinato tipo di contratto di locazione. Ad esempio, chi ha optato per la cedolare secca è esente dal pagamento, mentre chi ha un contratto senza cedolare secca deve versare questa tassa ogni anno. Con il continuo aumento dei costi legati alla locazione, diventa fondamentale valutare attentamente le condizioni contrattuali prima di affittare un immobile per evitare spese impreviste.
Chi deve pagare l’imposta di registro sull’affitto?
Secondo l’articolo 3 del Decreto Legislativo 23/2011, gli inquilini con un contratto a cedolare secca non devono versare l’imposta di registro, né alla firma né per eventuali proroghe, poiché questa tipologia contrattuale sostituisce diverse imposte, rendendo la gestione più conveniente.
Diverso è il caso dei contratti di affitto senza cedolare secca, che prevedono l’obbligo di versare l’imposta di registro ogni anno, anche in caso di rinnovo del contratto. Questo pagamento deve essere effettuato entro 30 giorni dalla scadenza, utilizzando i servizi online dell’Agenzia delle Entrate o tramite il modello F24. L’aumento dei costi e le nuove imposte rendono l’affitto meno vantaggioso rispetto al passato. Chi oggi sceglie di non acquistare casa per evitare spese e burocrazia, potrebbe presto trovarsi a rivalutare la propria decisione.