«È del 92% il taglio alle borse di studio previsto per i prossimi tre anni. Per il 2014 sono previsti solamente 14 milioni di euro, mentre quest’anno sono stati stanziati 103 milioni, comunque insufficienti a coprire tutte le borse di studio. Infatti, nel 2011-12 gli studenti “idonei non beneficiari” (coloro che vengono riconosciuti idonei per reddito e merito, ma non ricevono la borsa di studio per mancanza di fondi) sono stati 57.000 e la cifra è in costante aumento».
Lo rivela Federconsumatori in una nota diffusa alla stampa venerdì scorso dove si legge, inoltre, che «anche i fondi regionali destinati a integrare il diritto allo studio sono sempre più esigui e sono sempre di più le Regioni sull’orlo del collasso. Se a questo si aggiunge la situazione di difficoltà delle famiglie italiane, di fatto, in Italia il diritto allo studio non esiste più. Lo dimostra drammaticamente il calo delle immatricolazioni che dal 2003-04 è stato del 17% perché per moltissimi studenti i costi per studiare diventano sempre più insostenibili».
Il comunicato dell’associazione, costituita nel 1988 con il sostegno della Cgil, conclude affermando che «è assolutamente inaccettabile il taglio previsto alle borse di studio. Mentre economisti e sociologi sottolineano che, per superare l’attuale crisi, la vera sfida per i paesi a economia avanzata è assegnare un ruolo centrale alla costruzione dei saperi e all’innovazione, l’Italia decide rovinosamente di precipitare verso la povertà culturale ed economica. Per evitare che si continui a ricorrere solo a misure di emergenza, sbloccando di anno in anno esigui finanziamenti, è assolutamente necessaria una pianificazione delle risorse seria e capace di guardare al futuro. È questa l’unica strada possibile per garantire il diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione».
Un paese che taglia fondi all’istruzione, è un paese che regredisce, le eccellenze vanno all’estero, l’ignoranza paga eccome, ma in termini di povertà, disuguaglianza e violenza.
Sicuramente i boiardi di stato, le cariche inutili, gli enti parassiti, andrebbero fortemente ridimensionti, come in tutti i paesi industrializzati, così sarebbe più facile trovare fondi per l’istruzione e finanziare il futuro.
Se i direttori generali degli enti di stato guadagnano quanto guadagna la metà dei lavoratori italiani insieme, significa finanziare lo spreco e tarpare le ali al futuro. Ry