La mostra “For Freedom” del fotografo Steve McCurry arriva a Palermo, a Palazzo Reale. Il racconto fotografico di un dramma in pieno svolgimento racchiuso in 49 scatti. La mostra è aperta al pubblico dal 29 marzo al 17 luglio.
Col ritorno dei talebani nel 2021, le donne in Afghanistan hanno progressivamente perso, giorno dopo giorno, ogni forma di libertà e dignità sociale. Bandite da ogni attività. Una tragedia che si perpetua quotidianamente, annullando qualsiasi forma di libertà di pensiero e di azione per tutte le donne e le bambine afghane.
La mostra
La mostra gode di un allestimento scenografico e site specific in uno spazio emblematico del Palazzo Reale di Palermo, attraversato da migliaia di visitatori. L’esplorazione che McCurry offre nelle sue opere fotografiche sottende una complessa osservazione del mondo, una costante capacità di mettere a confronto Occidente e Oriente, di divulgare e denunciare gli atti frutto della crudeltà e dell’egoismo umani, oltreché la coesistenza tra mondi liberi da un lato e sofferenze inenarrabili imposte a moltitudini indifese dall’altro.
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L’urlo di denuncia
“L’urlo di denuncia – ha detto Patrizia Monterosso, direttrice della Fondazione Federico II – parte da Palazzo Reale, emblema dell’incontro spirituale fra Oriente ed Occidente, culla della tolleranza che genera bellezza. L’esposizione è allestita al secondo piano, di solito non adibito alle mostre, affinché tutti la vedano, vuole essere un pungolo, il dito nella piaga, un momento che ci sottrae alla distrazione, la visione di un mondo che è stato cancellato e non sappiamo se lo sarà ancora di più per ulteriori violenze”.
“Questa mostra – ha detto il presidente della Fondazione, Gianfranco Miccichè – è la dimostrazione che il Palazzo è vivo, conscio delle sue radici ma con uno sguardo sul mondo. Il luogo della convivenza tra i popoli non può ignorare la violazione dei diritti umani, in questo caso i diritti delle donne afghane. Il talento artistico e la fama di Steve McCurry costituiscono un’arma non violenta di penetrazione nelle coscienze che avevamo il dovere di diffondere”.
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