Uno studio coordinato da Marco Milazzo, ricercatore Unipa del Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare (DiSTeM) e condotto in collaborazione con alcuni colleghi del Cnr-Iamc, ha dimostrato come i processi di interazione tra specie possano modulare gli effetti del riscaldamento globale su organismi marini mediterranei.
L’articolo, pubblicato sul Journal of Animal Ecology della British Ecological Society, è stato segnalato come scelta editoriale sull’ultimo numero della prestigiosa rivista Science.
«Attualmente la teoria del Climate Envelope ed alcune evidenze empiriche sugli effetti del riscaldamento del pianeta – spiega Marco Milazzo ricercatore di Ecologia del DiSTeM – prevedono che gli organismi spostino il loro areale di distribuzione verso i Poli, cercando di seguire l’ambiente termico al quale sono adattati. Questo processo di cambiamento, ben documentato negli ultimi 30 anni, sta provocando notevoli mutamenti nella composizione delle comunità naturali sia di ambiente marino che di ambiente terrestre, con l’affermazione di specie termofile di origine meridionale o tropicale e la diminuzione di specie temperato-fredde.
Tuttavia l’approccio Climate Envelope non tiene conto di una verità centrale dell’ecologia, ossia che le specie di una comunità oltre che con l’ambiente fisico-chimico interagiscono tra loro attraverso processi di competizione, predazione, facilitazione e mutualismo. Insieme alla distribuzione delle specie cambierà quindi l’intensità delle interazioni che intercorrono tra queste, o addirittura se ne formeranno di nuove. Di conseguenza, gli effetti dei cambiamenti climatici su una qualsiasi specie possono avere delle ripercussioni a cascata su altre componenti di una comunità.
Utilizzando un modello di studio a due specie con esigenze ecologiche simili ma affinità per temperatura differente, attraverso indagini a mare lungo un gradiente termo-latitudinale (dal mar Ligure al Canale di Sicilia) e l’esposizione in vasche sperimentali di gruppi di pesci a scenari di riscaldamento attuale e futuro (che riprendono le previsioni per la fine di questo secolo), dimostriamo per la prima volta come i processi di competizione interspecifica possano modificare le risposte attese, rendendo più complesse – ma non sempre sfavorevoli – le conseguenze del riscaldamento globale rispetto a quanto sino ad ora dimostrato.»
Gli attuali sforzi per mitigare gli impatti dei cambiamenti globali sulla biodiversità dipendono da previsioni sempre più accurate. I risultati di questo studio avranno importanti implicazioni per i modelli di previsione delle risposte delle comunità ai cambiamenti climatici, e contribuiranno alla ridefinizione dei potenziali impatti del riscaldamento sugli ecosistemi.
All’articolo, attualmente pubblicato nella sua versione online, verrà inoltre dedicato il primo numero del 2013 della rivista Journal of Animal Ecology ed un articolo “In-focus” sulle implicazioni dei risultati raggiunti per la biologia dei cambiamenti climatici.
La pubblicazione la trovate cliccando qui (in pdf).