Da un mal di testa, che diventava insopportabile quando si trovava in piedi, alla verità agghiacciante. Così Ugo Grossi, medico chirurgo di 39 anni che lavora all’ospedale di Treviso, ha deciso di rivolgersi ad uno specialista in neurologia, scoprendo di convivere con una rarissima patologia, dovuta a un viaggio in aereo.
Si tratta di una ipotensione intracranica spontanea, che colpisce in media una persona su 20mila all’anno. La causa centrale sarebbe una turbolenza in aereo, su un volo da Treviso a Lamezia Terme. Il dottor Grossi lo ha scoperto quasi per caso, quando dopo una settimana di ricovero e un mese di riposo assoluto ha auto-descritto la propria condizione clinica sullo European Journal of Neurology.
“Il problema è emerso qualche mese fa. Ho avuto una rara condizione, nota come ipotensione intracranica spontanea, causata dalla formazione di un “forellino” nelle meningi che provoca la fuoriuscita di liquor, il fluido che protegge il cervello e il midollo spinale. L’unico evento che ricordo che potrebbe aver fatto da “trigger”, da grilletto, è un volo per la Calabria durante il quale ho avuto un trauma sussultorio da turbolenza con il collo reclinato verso il mio bambino, che mi sedeva accanto”.
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Banale mal di testa: 39enne scopre di avere le meningi forate
La fuoriuscita di liquor dalle meningi ha causato una cefalea ortostatica. Per fortuna, spiega Ugo Grossi, la diagnosi è stata corretta e tempestiva: “Il neurologo Simone Tonello ha capito subito di cosa si trattasse. È stato fondamentale per consentirmi di iniziare subito la terapia più adeguata con abbondante idratazione, cortisone e caffeina“. Il caso è così raro da essere molto poco descritto nella letteratura scientifica. In quei pochi casi descritti emerge che meno del 30% dei pazienti guarisce con la sola terapia conservativa non invasiva.
“Ho approfittato del riposo per descrivere il mio caso, con l’aiuto del neurologo e della neuroradiologa Elena Trincia, inviandolo alla rivista di neurologia. Ora sono doppiamente contento. Mi sono ristabilito e ho potuto descrivere il mio caso, sperando di essere utile per la terapia conservativa destinata ai pazienti nella stessa condizione“.