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Covid, la variante sudafricana può rendere il vaccino meno efficace del 50%


Crescono i timori circa l’efficacia dei vaccini contro le nuove varianti del coronavirus: a destare più preoccupazione sono la sudafricana (501Y.V2) e la brasiliana (denominata P.1)

Secondo (La Reuters è un’agenzia di stampa britannica). La nuova variante del Covid-19 identificata in Sud Africa può eludere gli anticorpi che la attaccano nei trattamenti che utilizzano il plasma sanguigno ricavato dai pazienti precedentemente guariti. E può ridurre l’efficacia dell’attuale linea di vaccini.

Per la presenza di una serie di mutazioni che potrebbero in parte permettere al virus di sfuggire alla risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione.

I dubbi ruotano attorno ad alcuni cambiamenti osservati a livello della proteina Spike che il coronavirus utilizza per legare le cellule umane e penetrare al loro interno.

Rispetto alla variante emersa nel Regno Unito, per cui recenti prove hanno dimostrato l’efficacia del siero di Pfizer/BioNTech. Le versioni inizialmente identificate in Sud Africa e Brasile,

“hanno alcune caratteristiche che indicano che potrebbero essere meno suscettibili ai vaccini”

Il vaccino di circa il 50% meno efficace

Ora, i ricercatori sono al lavoro per stabilire se i vaccini attualmente in fase di lancio e distribuzione in tutto il mondo siano efficaci contro la cosiddetta variante 501Y.V2, identificata dagli esperti sudafricani di genomica alla fine dell’anno scorso.

«Inoltre – hanno aggiunto gli esperti – 501Y.V2 mostra una fuga sostanziale o completa dagli anticorpi neutralizzanti nel plasma convalescente Covid-19», sottolineando che le loro conclusioni «evidenziano la prospettiva di reinfezione… e possono prefigurare una ridotta efficacia degli attuali vaccini a base di Spike».

In un video di un webinar trapelato dopo la conferenza stampa, il segretario alla sanità Matt Hancock ha affermato che:

la variante sudafricana del virus potrebbe rendere “il vaccino meno efficace de 50%. Mettendo in guardia sul fatto che la Gran Bretagna verrebbe rimandata “al punto di partenza” se non si riuscirà a contenerla.

Hancock ha detto che ci sono “prove di dominio pubblico” che la variante sudafricana possa dimezzare la protezione indotta dalla vaccinazione. Anche se ha proseguito dicendo “non siano sicuri di questi dati, quindi non lo direi in pubblico”.

Affermazioni che, riporta il Times, hanno sollevato aspre critiche da parte di Vallance che ha insistito sul fatto che “semplicemente non è possibile” prendere degli studi di laboratorio come segno di ciò che accadrà nelle persone.

Ma il quadro è ancora oscuro

Gli studi – che hanno esaminato il sangue di un piccolo numero di persone guarite dal Covid-19 o che avevano ricevuto il vaccino – hanno finora valutato solo la capacità degli anticorpi di bloccare le varianti mutate in test di laboratorio e non gli effetti più ampi di altre componenti del loro sistema immunitario

In conclusione:

“Anche se la protezione dei vaccini prende di mira solo la proteina Spike, la vaccinazione dovrebbe comunque indurre una risposta immunitaria abbastanza diversificata da coprire queste nuove varianti – ha spiegato Volker Thiel, virologo presso l’Università di Berna in Svizzera – . Sono però necessari ulteriori studi sperimentali per poterlo affermare”.


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