Il cenone di capodanno è una tradizione Italiana, ogni regione ha dei piatti particolari da servire a tavola nell’ultima cena dell’anno.
Ecco i migliori 10 piatti tipici regionali italiani per il cenone di Capodanno. La cucina festiva in tutta la Penisola è ricca di piatti con nomi dialettali, alcuni con marchio Igp, diffusi sulle tavole durante le festività. Il Capodanno italiano rappresenta un’occasione unica, ove le tradizioni culinarie per il cenone di fine anno variano da regione a regione.
Ogni angolo d’Italia, ricco di diversità e peculiarità, vanta piatti regionali unici che includono alimenti tipici, spesso provenienti da tradizioni antiche, simbolo di transizione dall’anno vecchio a quello nuovo. Alcuni di questi piatti sono così distintivi da avere nomi dialettali e ricette che si diversificano di luogo in luogo; altri, invece, sono famosi a livello nazionale, possedendo il prestigioso marchio Igp e facendo ormai parte integrante della nostra cultura culinaria.
Ecco quindi 10 piatti regionali per festeggiare il Capodanno in Italia, che non possono mancare sulle tavole imbandite, sia a casa che nei ristoranti, rappresentando un modo per proiettarci verso il futuro senza dimenticare mai le nostre radici.
Lombardia
Nel nord Italia, soprattutto in Lombardia, il Capodanno è incompleto senza il classico cotechino e le lenticchie, considerati entrambi portatori di buon auspicio. Le lenticchie, per la loro forma simile a monete e per essere un piatto “umile” accessibile a tutti, sono il simbolo degli auguri di un anno nuovo ricco di prosperità per chi le consuma. Solitamente stufate, vengono servite in grande quantità insieme al cotechino, che le accompagna in maniera imprescindibile. Questo perché il sapore del legume tende a bilanciare la robustezza del cotechino. Quest’ultimo, un insaccato di carne avvolto nella cotenna del maiale, richiede una lunga cottura (anche se sul mercato esistono molte versioni precotte sottovuoto che richiedono solo un breve sbollentamento) fino a diventare quasi gelatinoso, simboleggiando l’auspicio di prosperità.
Un parente stretto del cotechino è lo zampone: seguendo lo stesso procedimento di preparazione, la carne di maiale viene macinata e condita, ma a differenza del cotechino, viene insaccata nella zampa anteriore del maiale anziché nel budello. Questa pratica aveva originariamente lo scopo di conservare più a lungo le parti del maiale. Una tradizione fa risalire questa pratica all’assedio della città di Mirandola nel 1511, quando, per non permettere al nemico di accaparrarsi le risorse, i maiali vennero macellati e insaccati, garantendo così un prezioso alimento per il futuro, simboleggiando speranza e abbondanza.
Le regioni dove il cotechino è tradizionalmente portato in tavola, oltre alla Lombardia, dove l’allevamento di maiali è diffuso, sono il Veneto e l’Emilia Romagna: sia il cotechino che lo zampone certificato Igp (Identificazione Geografica Protetta) provengono dall’Emilia Romagna, precisamente da Modena, e non dalla Lombardia.
L’Emilia Romagna, tuttavia, vanta un altro piatto tipico delle festività mentre, le lenticchie rimangono un piatto gustoso della tradizione toscana.
Emilia-Romagna
Nell’Emilia-Romagna, i cappelletti in brodo costituiscono un piatto tradizionale per il periodo natalizio e il Capodanno. Si tratta di piccoli ravioli farciti di carne, serviti in un brodo caldo. Si narra che la forma dei cappelletti richiami quella di un cappello, da cui il loro nome, essendo delle miniature di pasta a forma di cappello. La ricetta tradizionale prevede che questi cappelletti, spesso preparati a mano in ambito familiare, siano imbottiti con carne, tipicamente di maiale, prosciutto o mortadella, accompagnata da formaggio grattugiato e spezie. Successivamente vengono cotti e serviti in un brodo saporito. Ogni area della regione ha le proprie varianti di questo piatto radicato nella tradizione gastronomica locale, diffondendosi poi anche nelle regioni settentrionali.
Toscana
Nella regione toscana, la zuppa di lenticchie rappresenta un piatto tradizionale per il Capodanno. Le lenticchie, simbolo di monete e prosperità, rendono questo piatto un auspicio di fortuna. Questa zuppa è un elemento legato alla cucina contadina tradizionale, in cui gli ingredienti di base, come le lenticchie, erano facilmente reperibili e abbondanti. Era un piatto nutriente e sostanzioso, ideale per garantire energia durante il lavoro nei campi.
La ricetta di base prevede l’uso di 250 grammi di lenticchie secche, 1 cipolla, 2 carote, 2 gambi di sedano, 2 spicchi d’aglio, olio d’oliva extra vergine, 400 grammi di pomodori pelati, sale e pepe, oltre a 1,5 litri di brodo vegetale. La preparazione consiste nel tagliare e soffriggere le verdure, aggiungere le lenticchie, i pomodori pelati, il brodo e cuocere a fuoco lento per circa 30-40 minuti. La zuppa viene quindi servita in tavola accompagnata dal caratteristico pane toscano.
Veneto
A Venezia e nelle aree limitrofe, il risotto al nero di seppia rappresenta una delizia per il Capodanno. Il nero di seppia conferisce a questo piatto un gusto distintivo e raffinato. Si tratta di una sostanza ottenuta dalla sacca d’inchiostro della seppia, quel liquido nero o bluastro che il mollusco marino rilascia quando si sente minacciato, con l’intento di spaventare l’intruso e coprire la propria fuga. A differenza dell’inchiostro utilizzato per scrivere, questo è commestibile, diventando così un ingrediente culinario capace di donare colore e sapore a piatti più sofisticati.
Il nero di seppia viene comunemente impiegato nella preparazione di piatti di mare, come risotti, pasta, zuppe di pesce e salse, conferendo loro un caratteristico colore scuro e un sapore leggermente salmastro. Può essere aggiunto direttamente durante la preparazione o utilizzato come ingrediente chiave in salse e condimenti per esaltarne il sapore.
Sicilia
In Sicilia, lo sfincione rappresenta una scelta diffusa per il Capodanno (ed è anche un piatto amato negli street food). Si tratta di una pizza di spessore medio, contraddistinta da un impasto soffice e da un condimento ricco a base di pomodoro, cipolla, origano e pecorino. Questo piatto è una specialità tipica della cucina siciliana, soprattutto della città di Palermo, e affonda le sue radici in tempi antichi risalenti al periodo arabo-normanno.
La parola “sfincione” potrebbe derivare dall’arabo “isfang”, che indicava un tipo di focaccia. Durante il dominio arabo in Sicilia tra il IX e l’XI secolo, molteplici influenze culturali e culinarie si sono mescolate, portando a modifiche e adattamenti di molte ricette, inclusi piatti come focacce e pizze.
Puglia
Nella Puglia, le cartellate rappresentano dei dolci fritti, spesso realizzati a forma di piccole roselline, preparati solitamente con una pasta composta da farina, vino bianco o rosso, olio d’oliva e zucchero. Dopo la loro frittura, le cartellate vengono immerse nel miele riscaldato e successivamente spolverate con zucchero o mandorle tritate oppure condite con il vincotto. L’origine di questo dolce è profondamente radicata nella tradizione culinaria della Puglia e il modo in cui vengono preparate è stato tramandato di generazione in generazione.
La forma intricata delle cartellate, con i loro intrecci, assume un significato simbolico che può variare da una famiglia all’altra. Le cartellate incarnano l’esempio di come la cucina tradizionale si intersechi con le festività e le celebrazioni nelle varie regioni italiane, portando con sé racconti e sapori tramandati attraverso il tempo.
Marche
Nelle Marche, i Vincisgrassi sono celebri (il termine stesso potrebbe richiamare concetti di nobiltà e ricchezza), rappresentando una versione particolarmente saporita della classica lasagna. Questo piatto è spesso preparato durante le festività, incluso il cenone di Capodanno. I Vincisgrassi si compongono principalmente di pasta all’uovo, di solito sfoglia per lasagne, e un ricco ragù a base di carne macinata, solitamente manzo e/o maiale, arricchito da prosciutto crudo, salsiccia, cipolla, carote, sedano e pomodoro.
Gli strati di pasta sono alternati con abbondante ragù, besciamella e formaggi grattugiati come Parmigiano Reggiano e Pecorino. Infine, il piatto è tipicamente condito con burro e cotto in forno fino a ottenere una superficie dorata e croccante.
Calabria
In Calabria, la nduja, una salsiccia spalmabile incredibilmente piccante, è spesso servita su crostini per celebrare il Capodanno. Il suo gusto audace e speziato rappresenta un’inizio entusiasmante dell’anno nuovo. La preparazione della nduja coinvolge solitamente carne di maiale, frequentemente parti grasse come pancetta o guanciale, pepe rosso piccante e sale.
Gli ingredienti vengono finemente tritati e mescolati per creare una densa e aromaticamente speziata pasta, successivamente insaccata in un budello naturale. La nduja è rinomata per il suo sapore intenso e piccante, utilizzata spesso come condimento per arricchire piatti come la pasta, le bruschette, le pizze o come ingrediente in sughi e stufati. Questa prelibatezza, tipica della Calabria, è diffusa in varie varianti nel territorio, ma una delle più celebri è la Nduja di Spilinga, località situata in provincia di Vibo Valentia.
Il nome “nduja” potrebbe derivare dal termine francese “andouille”, che identifica una salsiccia a base di frattaglie di maiale. Entrambi i termini sembrano avere origini latine, da “inductilia”, che significa “cose che devono essere introdotte”. Tuttavia, in questo caso specifico, la nduja si distingue per il suo gusto e il colore rosso del peperoncino, diventando un cibo caratteristico della Calabria.
Sardegna
Il “porceddu” costituisce un piatto iconico della ricca tradizione culinaria sarda, essendo un riferimento all’arrosto di un intero maialino da latte. La preparazione di questo piatto è una pratica profondamente radicata nella cultura della Sardegna, spesso associata al periodo del Capodanno per il suo simbolismo di abbondanza e buona fortuna.
Il maialino, dopo essere stato condito con una selezione di spezie, viene legato, coperto con sale e spennellato con olio, il tutto per garantire una cottura lunga e renderlo croccante. Il porceddu è frequentemente accompagnato da contorni come patate arrosto o verdure grigliate, completando così un pasto tradizionale e ricco di sapori sardi.
Campania
Nella tradizione culinaria della Campania, regione del sud Italia, il pesce assume spesso un ruolo predominante durante le festività di Capodanno. Il cenone di Capodanno in molte famiglie campane può comprendere una varietà di piatti a base di pesce. Tra i preparati più tradizionali vi sono il baccalà, conosciuto anche come stoccafisso, preparato fritto, al forno o in zuppa. L’Astice rappresenta un piatto prelibato che può essere gustato grigliato, al forno o in umido.
Le seppie o i calamari, invece, presentano diverse varianti: possono essere ripieni, cucinati in umido o alla griglia. Frutti di mare quali gamberi, cozze, vongole e scampi, vengono utilizzati in zuppe, risotti, piatti misti di pesce o come condimento per la pasta. Non mancano fresche insalate a base di questi deliziosi ingredienti marini.
Inoltre, la pizza, simbolo gastronomico universalmente apprezzato, a Napoli e nelle regioni limitrofe rappresenta una tradizione amata anche durante il Capodanno. Spesso viene arricchita con ingredienti simbolici di buon auspicio, come cime di rapa o salame.