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Un comune italiano ha cominciato ad usare il simbolo “ə”: ecco perchè


Il comune di Castelfranco Emilia (MO) ha cominciato ad usare in alcuni post ufficiali il simbolo fonetico ə, detto schwa. Utilizzato come desinenza finale al posto dei plurali maschili universali, il simbolo apre ad un linguaggio «più inclusivo». Una scelta che ha scatenato diversi commenti di approvazione, ma anche aspre critiche.

Il post “simbolo”

A battezzare il nuovo utilizzo della ə capovolta, un post pubblicato sulla pagina Facebook del Comune emiliano. «A partire da mercoledì #7aprile moltǝ nostrǝ bambinǝ e ragazzǝ potranno tornare in classe!», anziché utilizzare il plurale maschile universale: «molti nostri bambini e ragazzi». La scelta è stata successivamente spiegato dal Comune stesso.

L’iniziativa del Comune italiano

«Il rispetto e la valorizzazione delle differenze sono principi fondamentali della nostra comunità e il linguaggio che utilizziamo quotidianamente dovrebbe rispecchiare tali principi”, ha spiegato il Comune modenese lanciando l’iniziativa inclusiva. «Ecco perché vogliamo fare maggiore attenzione a come ci esprimiamo: il linguaggio è solo uno strumento per comunicare, ma anche per plasmare il modo in cui pensiamo, agiamo e viviamo le relazioni». Il Sindaco risponde poi direttamente ai suoi concittadini: «Gentilissimə, grazie a tuttə; per i vostri commenti e le vostre considerazioni».


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Il simbolo ə: schwa

Il simbolo dello/a schwa, che nell’alfabeto fonetico internazionale indica una vocale intermedia, non è certamente molto familiare alla lingua italiana, né semanticamente corretto. L’idea di usare la ə per esprimere il neutro è stata diffusa in Italia dalla linguista Vera Gheno. «Lo/la schwa dal punto di vista semantico, può funzionare come genere indistinto, perché indica un suono che sta al centro del rettangolo delle vocali, quindi è neutro come pronuncia: la vocale media per eccellenza. Per questo, mi sembrava particolarmente adatto a indicare un genere indistinto», spiega la sociolinguista.

Schwa: un affronto alla lingua italiana?

Riportando ancora le parole del Comune di Castelfranco, l’utilizzo della ə «non significa stravolgere la nostra lingua o le nostre abitudini, significa fare un esercizio di cura e attenzione verso tutte le persone, in modo che si sentano ugualmente rappresentate». Tuttavia, non tutti sono pienamente convinti dell’utilità di questo “nuovo linguaggio”. C’è chi sostiene che così non si faccia altro che smantellare ogni singolo elemento della nostra cultura e lingua italiana, cancellandone la storia. “Ci troveremo ad assistere al momento più buio della storia dell’umanità…altro che medioevo”, sostengono alcuni. E voi? Cosa ne pensate?


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A proposito dell'autore

Laureata in Giurisprudenza a Palermo con una tesi di diritto penale, non ho mai abbandonato la mia passione per la scrittura. Curiosa ed ambiziosa, cerco di rinnovarmi continuamente.