L’Università di Palermo si classifica al decimo posto in Italia per valore della “quota premiale” del Fondo di finanziamento ordinario, attribuita in base alla qualità della ricerca e della didattica. Un miglioramento di quattro posizioni rispetto al 2011. Mentre in senso assoluto (quota base più quota premiale) mantiene l’ottava posizione in Italia su 63 Atenei.
Secondo quanto riferisce il rettore Roberto Lagalla, che ieri ha inviato agli organi di governo e a tutti i docenti una lettera che fa il punto sulle performance dell’Ateneo, «l’Università di Palermo è in coda alla qualità di reclutamento svolto nel periodo 2004-2010, in altri termini i neo-assunti o neo-promossi in quegli anni espongono risultati scientifici mediamente inferiori a quelli prodotti dalle corrispondenti figure in servizio negli altri Atenei».
Per Lagalla «il dato è fortemente significativo e impone una profonda riflessione da parte dei dipartimenti e della comunità accademica. Nei prossimi mesi occorrerà che i dipartimenti definiscano rigorosi criteri di promozione e di verifica interna della ricerca, con particolare attenzione ai giovani dottorandi, assegnisti e ricercatori a tempo determinato, oltre che all’operoso recupero dei docenti scientificamente inattivi la cui ridotta produttività ricade negativamente sulla competitività e sostenibilità economica dell’Ateneo e degli stessi dipartimenti ai quali, da qui a breve, saranno proposti modelli di finanziamento coerenti con i criteri adottati a livello nazionale per il trasferimento dell’Ufo».
L’Università registra però una riduzione degli iscritti che per Lagalla «è dovuta all’adozione estensiva del numero programmato per l’accesso ai corsi di studio, al successo delle azioni di sostegno agli studenti fuori corso con conseguente crescita del numero dei laureati, ma anche a fattori che sono indicativi della crisi nazionale e locale, come l’interruzione di numerose carriere per mancato pagamento delle tasse universitarie, gli effetti della riduzione di natalità e la tendenza all’esodo in altre sedi universitarie dopo la conclusione degli studi liceali o il conseguimento della laurea triennale, segno di una preoccupante migrazione intellettuale dovuta alla sfiducia nelle prospettive occupazionali e nelle opportunità per i giovani in Sicilia. La qualità dei nostri laureati infatti è alta, come dimostra il loro inserimento in contesti di ricerca e di lavoro internazionali».
Se è vero che Unipa si mantiene all’ottavo posto, ha riscontrato una perdita sull’anno precedente di ulteriori 10,7 milioni di euro, a causa dei tagli delle risorse. «Questa circostanza, tenuta ben presente dal Cda nella predisposizione dei bilanci di previsione 2013 e 2014 – conclude Lagalla – impone una rigorosa programmazione delle attività e un più che puntuale controllo della spesa. Ma la contrazione di risorse nazionali è ormai divenuta insostenibile, e il sistema universitario non sarà più in grado di assorbire ulteriori tagli all’Ffo».