Il professore Darren Hick ha scoperto che un suo allievo ha usato l’Intelligenza artificiale per scrivere un saggio, e il caso potrebbe essere solo il primo di una lunga serie.
“Oggi, ho beccato il primo studente che ha copiato da un’Intelligenza artificiale”. Era solo questione di tempo. È toccato a Darren Hick, assistente professore di filosofia della Furman University, che ha deciso di condividere il plagio con un post.
“Non appena l’ho segnalato su Facebook, i miei amici accademici hanno detto: ‘Sì, ne ho beccato uno anch’io.”, ha spiegato Hik al The New York Post. A tradire gli studenti è stato lo stile, sembra infatti che l’intelligenza artificiale abbia un modo di scrivere tutto suo.
Come scrive un’intelligenza artificiale
A inizio dicembre Hick aveva lasciato ai suoi studenti un compito, scrivere un saggio di 500 parole su David Hume e il paradosso dell’orrore, per esaminare come le persone traggono piacere da ciò che temono.
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Mentre sfogliava i compiti a un certo punto Hick inciampa in uno stile di scrittura anomalo. “Il saggio sembrava scritto da un ragazzino di 12 anni particolarmente sveglio, che usa formule strane, non sbagliate, solo strane. Come qualcuno che sta imparando a scrivere un saggio ma non ha ancora scoperto il proprio modo di scrivere”.
ChatGpt è stata scoperta
Hick non ci ha messo molto a capire che quel saggio di Hume non era opera di una mano umana. Infatti è stata proprio un’intelligenza artificiale a spiegare con le sue parole perché le persone traggono piacere dalle paure.
Per essere precisi il saggio è stato scritto da ChatGpt, e non poteva essere altrimenti. È l’Ia più performante al mondo, creata da OpenAI, una società di intelligenza artificiale di San Francisco. Tra le altre cose il chatbot è particolarmente bravo a mettere insieme in modo coerente ogni testo presente sul web, quindi scrivere un saggio su Hume, per ChatGpt, è un gioco da ragazzi, e gli studenti l’hanno capito abbastanza in fretta.
La prova del nove
Dopo il sospetto serve la prova, Hick, però sa bene che dimostrare il falso è praticamente impossibile. Prova a inserire il testo dentro ChatGpt chiedendo una sorta di confessione. Scrive infatti: “Questa risposta scritta è stata formulata da un’IA?”, il chatbot ripsonde: “C’è una probabilità del 99%”.
Hick quindi tenta la prova del nove, e fa il processo all’inverso, chiede a ChatGpt di produrre il saggio su Hume. Il risultato è un lavoro molto simile a quello presentato dallo studente. Simile sì, ma non identico perché ChatGpt genera risposte uniche, rendendo quindi impossibile dimostrare di fatto un possibile plagio.
La confessione dello studente
Resta un’ultima possibilità. Hick si rivolge direttamente allo studente e va dritto al punto, gli chiede se il suo compito è opera del chatbot. La confessione pone fine ai suoi dubbi, è andata proprio così, ma ne apre di nuovi.
“Questo è un software in grado di apprendere: tra un mese sarà più intelligente. In un anno, sarà più intelligente. Sento io stesso il terrore per il mio lavoro quotidiano” spiega Hick, e aggiunge, “molti altri ragazzi cercheranno di copiare e ChatGpt, e sarà impossibile dimostrare che l’hanno fatto”. Non solo, dato che il chatbot diventerà sempre più performante, anche quelle tracce che hanno tradito la presenza non umana potrebbero scomparire. E così sarà davvero difficile distinguere il saggio di uno studente da quello di un’IA.
Possibili rischi futuri
È successo a Hick, ma è successo anche a molti altri professori. Basta leggere i commenti sotto il post pubblicato su Facebook. “Di tanto in tanto ho sorpreso studenti che hanno usato l’Ia per il loro lavoro finale”, scrive una professoressa. Un ex allievo della Furman invece commenta “quando ho letto per la prima volta di ChatGpt il mio primo pensiero è stato “Mi chiedo quanto ci vorrà prima che arrivi al campus?”… È stato più veloce di quanto pensassi”.
Nel post Hick ha anche sottolineato che “le amministrazioni dovranno sviluppare standard per affrontare questo tipo di situazioni, e dovranno farlo VELOCEMENTE. Nel mio caso, lo studente ha ammesso di aver usato ChatGpt, ma se non l’avesse fatto, non posso dire se tutto questo sarebbe stato sufficiente.”
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