Ecco cosa preveder il futuro prossimo degli studenti. Con il nuovo DPCM per Scuola e Università restano le regole già previste per le zone rosse.
Da domani quindi le lezioni a scuola si terranno in modalità a distanza a partire dalle classi seconde e terze delle medie, fino ad arrivare alle università.
Lo scenario del prossimo futuro
Lo scenario per le prossime settimane sarà questo. Ma quanto durerà? Questo anno che da poco è iniziato cosa ci riserverà? Tutti noi avevamo grandi speranze per il 2021. Ma l’incipit non è stato dei più incoraggianti. Si discute di tante problematiche, ci sono emergenze importanti da fronteggiare, prima fra tutte quella sanitaria, poi quella economica e sociale.
Ma forse non molti si sono soffermati su un aspetto molto più preoccupante e complesso, che riguarda le ripercussioni di questa pandemia sulla società del futuro. E ci riferiamo alla chiusura di scuole e università. Da un anno i ragazzi non frequentano più in presenza. La DAD è diventata pane quotidiano per tutti. O almeno per quelli he si possono permettere di avere un pc e una connessione a disposizione.
Ma qualcuno si è fermato a riflettere sulle vere conseguenze disastrose che questo isolamento avrà sulle vite di milioni di alunni e inevitabilmente sul futuro del Paese?
E’ vero, scuole e università sono state al centro del dibattito nazionale. Ma l’attenzione è stata catturata soprattutto da temi come la problematica di avere più postazioni internet in casa o lo spopolamento di città sedi di istituti superiori o atenei.
La conseguenza più pericolosa di un anno di DAD
Oggi noi vogliamo porre l’attenzione su una problematica molto più ampia, che ci preoccupa non poco e le cui conseguenze potrebbero essere molto peggiori di quelle economiche. Come ricostruire la rete di rapporti umani con compagni, colleghi e professori dopo quasi un anno di «isolamento»? Come immaginare un ritorno alla «normalità» dopo una lunga assenza che ha aumentato la dipendenza da computer e dispositivi?
E ancora quali saranno le vere conseguenze disastrose che la chiusura di scuole e università avrà sulle vite di milioni di studenti e, inevitabilmente, sul futuro del Paese?
Scuole e università hanno una funzione essenziale nella formazione. E non solo per i contenuti che trasmettono. E’ l’esperienza di comunità e condivisione che aiuta a crescere e a formarsi. A crearsi un pensiero critico sulle cose, a confrontarsi con chi la pensa diversamente.
Senza l’esperienza comunitaria viene meno una delle componenti fondamentali della crescita umana e culturale.
Riportare gli studenti negli atenei: priorità per il futuro prossimo
Noi crediamo che riportare, in sicurezza, gli studenti negli atenei sia una priorità tanto importante quanto quella di tenere aperti gli ospedali.
Il post- covid. saremo capaci di essere resilienti?
Ci siamo spesso chiesti cosa rimarrà di questo lungo periodo di sofferenza, di improvvisazione, di reclusione. Possiamo portarci dietro qualcosa di positivo da questo periodo quando tutto, si spera, tornerà alla normalità?
Di certo abbiamo imparato che si può fare lezione e sostenere esami parlando a una webcam. E questo nel futuro potrebbe permettere a studenti che hanno difficoltà a spostarsi per raggiungere gli atenei, di frequentare e seguire ugualmente le lezioni. Così come sostenere gli esami.
La didattica online, se integrativa della didattica in presenza, potrà consentire di superare barriere e di ridurre discriminazioni. Un plus in termini di inclusione a cui non si dovrebbe rinunciare.
Molti, anche i più restii, hanno imparato a tele-lavorare, sia i docenti sia il personale amministrativo.
Nel post pandemia di potrà pensare a una riorganizzazione del lavoro a distanza in forme di telelavoro o di smart working. Come già stanno facendo alcune università. Il lavoro a distanza, se ben organizzato, oltre ad andare incontro alle esigenze dei singoli, può abbattere costi e rendere gli ambienti di lavoro più vivibili, diminuire gli spostamenti, ridurre l’inquinamento e l’impatto sui trasporti pubblici.
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E poi sicuramente potremo portarci dietro, nella vita dopo il covid, la nuova consapevolezza di quanto si fondamentale per un paese fare ricerca. Perché ogni comunità ha bisogno di riserve di conoscenze e di competenze da mettere in campo. Il capitale intellettuale garantisce la capacità di risposta ai problemi e alle sfide che il mondo ci pone.
Ogni nazione, ogni comunità, ha bisogno di energie, di prontezza, di giovani allenati ad affrontare le sfide e non solo quelle tecnologiche.
Capitalizzare le esperienze
Tutte queste cose, se saremo capaci di capitalizzarle e di farne tesoro, potranno essere il frutto di quella resilienza di cui tutti hanno parlato nell’ultimo anno.
Istituzioni, studenti, docenti, cittadini, se ci impegnano davvero, tutti insieme, potremo dimostrare a noi stessi che da questa tragedia mondiale, ci si può rialzare e andare avanti con un bagaglio di consapevolezze e scoperte che potrà aiutarci a vivere meglio la vita dopo il covid.
Saremo capaci di raccogliere questa sfida? Io mi auguro di si.
E me ne sto chiusa in casa, ancora una volta, sperando che questo serva ad accelerare il ripristino di quel diritto alla vita, alla conoscenza e alla socialità, che sono i pilastri della dignità umana!
Non posso che ribadire quanto scritto circa un anno fa: https://www.younipa.it/unipa-prof-cappello-mai-mi-rassegnero-alle-lezioni-a-distanza/