Le università si organizzano in vista della completa ripresa delle ordinarie attività didattiche e di ricerca in presenza relative al primo semestre del prossimo anno accademico.
Gli allegati alla lettera che il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, ha inviato ai rettori rivelano anche che i rappresentanti della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) hanno chiesto, tramite lo stesso ministro, al Cts (e ottenuto) una flessibilità del 10% sulla distanza minima di un metro che gli studenti dovranno mantenere, insomma si potrebbe dire uno “sconto” del 10% tenendo conto di aspetti antropometrici e della dinamicità della postura, anche in considerazione che è appunto previsto sempre l’obbligo dell’utilizzo della mascherina, come definito nel carteggio tra il Miur e il Cts (Comitato tecnico scientifico).
L’Associazione Roars (Return On Academic Research and School) ironicamente scrive sul proprio sito: “Probabilmente, gli uffici tecnici degli atenei saranno in grado di predisporre ‘postazioni alternate a scacchiera’, mettere vicini mingherline studentesse e palestrati studenti al fine di risparmiare spazio, e si prevederà financo la postura da assumere in aula sempre per risparmiare spazi”.
In effetti desta qualche dubbio che uno “scostamento” del 10% sulla distanza di un metro possa risolvere del tutto il problema legato appunto al distanziamento.
La richiesta della Conferenza dei rettori “per evitare spazi aggiuntivi da acquisire”
La richiesta della “flessibilità” del 10% è motivata dalla Crui con il fatto che “una lettura rigida del vincolo di 1 metro impone una turnazione degli studenti, la predisposizione di ulteriori spazi (spesso neppure disponibili sul territorio) e costi non sostenibili per la docenza e gli spazi aggiuntivi da acquisire”.
Ma ricostruiamo lo scambio di lettere tra il ministro e la Conferenza dei rettori. Negli ultimi giorni di giugno la Crui aveva preparato un documento riguardante la modalità di svolgimento delle attività didattiche in presenza nelle università, per il primo semestre dell’anno accademico 2020/2021, secondo quanto previsto dalla nota del Ministero dell’Università e della Ricerca del 4 maggio 2020. In un passaggio di tale documento si evidenzia: “Al fine quindi di utilizzare con efficacia sufficiente le aule universitarie, occorre introdurre un grado di flessibilità nella definizione della distanza minima prevista, prevedendo nel contempo l’uso obbligatorio delle mascherine per tutto il tempo di permanenza nelle strutture didattiche”.
Siccome il Cts (ci riferiamo al Comitato tecnico scientifico presso il Dipartimento della Protezione Civile, ben diverso da quello insediato presso il Ministero dell’Istruzione il cui ruolo da un punto di vista sanitario/organizzativo resta di dubbia necessità, visto che appunto è comunque operativo il Cts della Protezione Civile) rispondeva che comunque andava precisato che occorreva mantenere una distanza di un metro, la Conferenza dei rettori delle università italiane scriveva, a firma del suo presidente Ferruccio Resta, in data 22 luglio al ministro Gaetano Manfredi una seconda proposta, affinché la trasmettesse allo stesso Cts, nella quale tra l’altro si specificava: “Le aule universitarie sono in molti casi a postazioni fisse, organizzate in file distanziate di 75-85 cm. Per tale tipologia di layout delle aule pur adottando l’occupazione di postazione alternate ‘a scacchiera’, una lettura rigida del vincolo di ‘1 metro’ impone una turnazione degli studenti, la predisposizione di ulteriori spazi (spesso neppure disponibili sul territorio) e costi non sostenibili per la docenza e gli spazi aggiuntivi da acquisire. Si richiede di poter assumere una incertezza nella misura di +/- 10 % che potrà tenere conto di aspetti antropometrici e della dinamicità della postura, ricordando che contemporaneamente è previsto sempre obbligo dell’utilizzo della mascherina”.
E il Cts risponde (in riferimento alla “esigenza oggettiva di tener conto di una incertezza nella misura di +/- 10% nel determinare le postazioni occupabili, nel rispetto del distanziamento minimo in considerazione delle caratteristiche antropometriche degli studenti, nonché della dinamicità della postura”) che, “preso atto anche dell’adozione della misura complementare dell’obbligo dell’uso della mascherina, concorda con l’esigenza rappresentata”.
La lettera del ministro Manfredi e l’accenno anche all’Afam
E così il 30 luglio scorso il ministro Manfredi inoltra ai rettori e ai direttori generali delle università nonché ai presidenti e ai direttori delle istituzioni Afam la lettera con le indicazioni in merito a quella che viene definita la “individuazione delle misure più idonee a garantire la sicurezza degli studenti, del personale docente e del personale tecnico amministrativo”.
In un passaggio della lettera si legge “Tale impostazione potrà essere adottata anche dalle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, tenendo conto delle specificità della didattica erogata dalle medesime istituzioni”, cioè quelle dell’Afam.
Il test salivare rapido se disponibile , la termometria, congiuntamente alle altre misure strutturali ed individuali, potrebbero consentire la ripresa delle attività didattiche nelle Università con un buon livello di sicurezza.