Riuscirà il Recovery a cambiare il mondo dell’Università e della Ricerca italiana? All’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), integrato con i fondi REACT-EU, sono infatti 15 miliardi le risorse destinate agli investimenti per Università, istituzioni AFAM, ricerca fondamentale e applicata, per i processi di innovazione e trasferimento tecnologico previsti nella Missione 4 “Istruzione e ricerca”. Gli stanziamenti sono ripartiti mediante specifiche aree di intervento. Al welfare studentesco sono destinati 1,91 miliardi di euro (di cui 450 milioni da fondi REACT-EU). Lo stanziamento consentirà di triplicare i posti per gli studenti fuorisede, portandoli da 40mila a oltre 100 mila entro il 2026 e di aumentare l’importo delle borse di studio, allargando al contempo la platea degli studenti beneficiari. A queste voci si affiancano le risorse per qualificare la didattica e le competenze universitarie avanzate (500 milioni di euro) e per l’orientamento attivo nella transizione scuola-lavoro (250 milioni di euro), un programma rivolto agli studenti, a partire dal terzo anno della scuola superiore, che prevede corsi brevi erogati da docenti universitari e insegnanti scolastici che consentiranno agli studenti di comprendere al meglio l’offerta dei percorsi didattici universitari e di colmare i gap presenti nelle competenze di base che sono richieste.
Per i dottorati sono destinati 1,51 miliardi di euro: 430 milioni di euro per l’estensione del numero di dottorati di ricerca, inclusi anche i dottorati per la pubblica amministrazione e per i beni culturali, 600 milioni per quelli innovativi che rispondono ai fabbisogni segnalati dal mondo delle imprese e 480 milioni da fondi REACT-EU per dottorati green e digita. A questi fondi potrebbero, inoltre, aggiungersi ulteriori co-finanziamenti da parte di privati sulla formazione di dottorati. Oltre 5,7 miliardi di euro, sono dedicati a progetti di ricerca fondamentale e applicata con quote specifiche per finanziare proposte di giovani ricercatori, progetti di ricerca collaborativi e partenariati di universita’ e centri di ricerca, estesi alle imprese. In questa voce rientrano anche le misure, attuate dal MiSE, degli investimenti IPCEI e dei partenariati per la ricerca e l’innovazione nel quadro del programma Horizon Europe.
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Quasi 3 miliardi sono le risorse destinate al potenziamento e alla creazione di Centri di Ricerca ed ecosistemi dell’innovazione. In particolare, i Centri di Ricerca nazionali verranno selezionati con procedure competitive, in grado di raggiungere, attraverso la collaborazione di università, centri di ricerca e imprese, una soglia critica di capacità di ricerca e innovazione che renda sempre più competitivo il nostro Paese. Elementi essenziali di ogni centro nazionale dovranno essere, infatti, la capacita’ di creare e rinnovare rilevanti strutture di ricerca, di coinvolgere soggetti privati nella realizzazione e attuazione dei progetti di ricerca, supportare start-up e la generazione di spin off. Apposite procedure competitive con particolare attenzione alla capacità di promuovere progetti di sostenibilità sociale verranno seguite anche per selezionare i “campioni territoriali di R&S”. Ogni progetto dovrà presentare attività formative innovative condotte in sinergia dalle Università, dagli enti e dalle imprese e finalizzate a ridurre il divario tra competenze richieste dalle imprese e competenze fornite dalle università, nonché dottorati industriali, attività di ricerca condotte e/o infrastrutture di ricerca realizzate congiuntamente dalle Università e dalle imprese, in particolare le PMI, operanti sul territorio, supporto alle start-up, coinvolgimento delle comunità locale sulle tematiche dell’innovazione e della sostenibilità.
Fondi e riforme basteranno per rilanciare l’Università italiana?
Per la realizzazione e l’implementazione delle infrastrutture di ricerca e innovazione, di centri di trasferimento tecnologico e start up sono destinati oltre 2,2 miliardi di euro, comprendendo in questa voce anche le misure, attuate dal MiSE, per il potenziamento e l’estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria e il finanziamento di start up. Accanto agli investimenti, l’altro aspetto centrale del PNRR dedicato a “Istruzione e ricerca” riguarda riforme e semplificazioni. Propedeutica per le misure previste nella componente “dalla ricerca all’impresa” sarà la riforma a supporto della ricerca e sviluppo, implementata dal MUR e dal MiSE attraverso la creazione di una cabina di regia interministeriale e l’emanazione di 2 decreti ministeriali: uno in ambito mobilita’, per aumentare e sostenere la mobilita’ reciproca (attraverso incentivi) di figure di alto profilo (es. ricercatori e manager) tra Università, infrastrutture di ricerca e aziende, l’altro in ambito semplificazione della gestione dei fondi per la ricerca. Altre riforme riguarderanno le classi di laurea e alcune lauree abilitanti; la revisione dell’attuale normativa in merito alla costruzione degli alloggi per studenti con l’obiettivo di incentivare, da parte dei soggetti privati, la realizzazione di nuove strutture di edilizia universitaria; la riforma dei dottorati, semplificando le procedure per il coinvolgimento di imprese e centri di ricerca e per rafforzare le misure dedicate alla costruzione di percorsi di dottorato non finalizzati solamente alla carriera accademica.
Per il coordinamento delle misure della componente “dalla ricerca all’impresa” in capo al Ministero dell’Università e della Ricerca è prevista la creazione di un apposito Supervisory Board. “Il PNRR rappresenta per noi tutti una straordinaria opportunità di investimento sul capitale umano, la ricerca e l’innovazione. Per la prima volta, infatti, grazie a importanti investimenti avremo l’opportunità di recuperare ritardi e superare divari che rallentano la crescita e aumentano la marginalizzazione. È l’occasione per avere, su un medio e lungo periodo, un Paese più innovativo, internazionale, oltre che un Paese anche per giovani e donne” dice il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa. “Allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare che il PNRR è una “piattaforma temporanea” che va integrata, in un’ottica di sistema, con tutti gli altri strumenti e le risorse di cui disponiamo e che il Ministero sta già pianificando per il futuro. Ora si apre un’importante stagione di riforme normative e di semplificazione delle procedure, per rendere attuative, nel tempo, le azioni che daranno il via a un circolo virtuoso. Lo sguardo non e’ solo a oggi, ma anche al Paese del domani”.