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Università, il 20% degli studenti opta per lo stesso corso scelto dai genitori: orme o obbligo?


La famiglia sembra che influisca ancora sui percorsi universitari dei giovani. L’ultimo rapporto AlmaLaurea, infatti, evidenzia come la probabilità di proseguire gli studi dopo la scuola dell’obbligo fino alla laurea dipenda ancora dal contesto socio-culturale di origine.

Considerando il complesso della popolazione tra i 45 e i 64 anni, la quota di laureati è del 14,1% tra gli uomini e del 16,1% tra le donne. Ma se concentriamo l’attenzione sui genitori dei laureati, tali quote salgono al 21,3%. È evidente, dunque, che i laureati provengono da contesti familiari culturalmente più favoriti.

Inoltre, negli ultimi dieci anni è aumentata la quota di laureati con almeno un genitore laureato: se nel 2010 era il 26,5%, nel 2020 è il 30,7% (in particolare l’11,9% ha entrambi i genitori laureati). Mentre il 68,2% ha genitori con titoli inferiori alla laurea.


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Il 20% degli studenti opta per lo stesso corso scelto dai genitori: orme o obbligo?

Invece mettendo a confronto il percorso di studio dei laureati con quello dei propri genitori, è possibile individuare le aree di studio in cui si riscontra maggiore ereditarietà del titolo di laurea. Il 20,1% dei laureati con almeno un genitore laureato sceglie un corso esattamente dello stesso gruppo disciplinare di uno dei genitori. Ma questo dato arriva al 35,5% per i laureati magistrali a ciclo unico. Invece si attesta al 17,5% per i laureati magistrali biennali e al 16,4% per i laureati di primo livello.

Osservando la distribuzione del fenomeno per gruppo disciplinare emerge che nel gruppo giuridico il 36,7% sceglie il percorso che già uno dei due genitori aveva portato a termine; in quello medico-sanitario e farmaceutico questa percentuale è del 31,3%, mentre nei gruppi economico, architettura e ingegneria civile, ingegneria industriale e dell’informazione la quota supera il 20%.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”