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Vaccino, Pfizer si muove: “Dopo 6 mesi l’efficacia cala, serve l’ok per terza dose”


La possibilità di una somministrazione della terza dose del vaccino anti Covid si fa più concreta negli Usa. La casa farmaceutica statunitense Pfizer intende infatti chiedere all’EMA e alla FDA, le autorità del farmaco in Ue e Usa, il via libera per una terza dose del suo vaccino contro il Covid 19. Pfizer annuncia inoltre che a sei mesi dalla vaccinazione, l’efficacia del siero declina sebbene sia ancora sufficiente a prevenire la malattia nelle forme più gravi. 

Pfizer segnala che la diffusione della contagiosa variante Delta consiglia la ricerca di un metodo per frenare l’infezione. “Come si vede dai dati raccolti sul campo dal ministero israeliano della Salute” si legge in un comunicato, “l’efficacia del vaccino nel prevenire sia l’infezione che lo sviluppo dei sintomi declina sei mesi dopo la vaccinazione, sebbene resti alta l’efficacia nel prevenire i casi gravi”. “Inoltre, in questo periodo la variante Delta sta diventando dominante in Israele come in molti altri paesi. Questi risultati sono coerenti con l’analisi continua dello studio di fase tre della compagnia”.


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“Mentre la protezione contro le forme più gravi della malattia resta alta per sei mesi dopo la vaccinazione” prosegue il testo, “ci aspettiamo un declino nell’efficacia contro la malattia sintomatica e ci aspettiamo anche il continuo emergere di nuove varianti. In base alla totalità dei dati disponibili, Pfizer e BioNTech ritengono che una terza dose sarebbe di beneficio fra i 6 e i 12 mesi dopo la seconda dose, per mantenere alti i livelli di protezione”. Insomma per la prima volta si comincia concretamente a parlare di un richiamo autunnale o invernale. Quanto alle cifre: Israele aveva annunciato questa settimana che aveva visto scendere l’efficacia del vaccino Pfizer dal 90 al 64% man mano che si espande la variante Delta.

La buona notizia è che secondo Pfizer, un richiamo del vaccino sviluppato con BioNTech porta a quintuplicare o decuplicare gli anticorpi rispetto a quelli sviluppati con la seconda dose. Ma certo si tratta di cominciare a pensare a una campagna di richiami mentre buona parte della popolazione occidentale ancora non ha completato la prima vaccinazione (per non parlare di altre zone del mondo). Pfizer intende “pubblicare dati più definitivi anche in una rivista peer-reviewed e intende nelle prossime settimane sottoporre i dati alla FDA, all’Ema e ad altri organismi regolatori”.

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