Scopri come il Pride di Palermo affronta la paura legata all’omofobia attraverso testimonianze sulla dimensione psicosociale dell’omosessualità.
Userò il termine omosessualità includendovi tutti gli orientamenti sessuali LGBTQ+ che si differenziano dall’eterosessualità: attrazione tra due uomini, lesbismo, bisessualità e transessualismo.
La scoperta dell’omosessualità come fenomeno naturale
L’omosessualità si scopre nel proprio modo di sentire l’amore o in chi lo manifesta. Per ragioni socio-culturali, l’impatto non è sempre facile, soprattutto per chi non la vive in prima persona.
Durante gli anni dell’adolescenza, scoprii che l’omosessualità poteva riguardare anche persone del mio stesso sesso, come raccontato da un’amica innamorata di altre ragazze. A me divenne chiaro che l’amore andava oltre i confini del genere sessuale.
Il ruolo di genere nella società
Lo psicoanalista Carl Gustav Jung riconosce nella psiche una dimensione femminile, che chiama Anima, e una dimensione maschile, l’Animus, entrambe coesistenti in ogni individuo ma con differente dominanza. Egli parla di “androginia psichica”, suggerendo che l’eterosessuale possa avere un’omosessualità latente e viceversa.
Quando ero bambina, ricevevo continui messaggi sulle differenze tra maschile e femminile. Finché, giunta all’età di tre anni, sapevo dire se ero femminuccia o maschietto. Ma crescendo, ho scoperto che l’identità di genere è un processo complesso e che si evolve nel tempo.
L’identità di genere e la scoperta dell’omosessualità
Questa fase evolutiva rappresenta il primo step di un processo che si dipana lungo tutto l’arco dello sviluppo. Può accadere a bambini o adolescenti di provare attrazione verso coetanei dello stesso sesso, scoprendo così la propria innata omosessualità.
Pur vivendo questo sentimento con naturalezza, i veri problemi sono sorti nel rivelare la mia scoperta agli altri. La società non sembra ancora pronta ad accogliere questa naturalità e per la famiglia rappresenta spesso un dramma.
Vergogna e paura nella dimensione psicosociale dell’omosessualità
Se guardiamo al fenomeno dell’omosessualità dal punto di vista psicosociale, entrano in gioco due emozioni difficilmente gestibili: la vergogna e la paura. La vergogna attiva l’istinto a nascondersi, una reazione atavica che risale ai tempi in cui l’uomo viveva in clan, dove la coesione era essenziale per la sopravvivenza.
Quando ho fatto coming out, la vergogna e la paura di essere espulsa dal mio gruppo di appartenenza erano immense. Sentivo il bisogno di nascondere questo stato per non essere esclusa.
Omofobia in famiglia e nella società
Il programma della paura nasce dalla necessità di difendersi dai pericoli. Nell’omofobia entra in gioco l’attacco. La prima barriera omofoba che l’omosessuale incontra è spesso la famiglia, che scopre di avere al suo interno una persona diversa rispetto alle aspettative sociali.
Quando ho detto alla mia famiglia di essere gay, la reazione è stata di paura e vergogna. Sentivano che questa realtà potesse avere una ricaduta sulla rappresentazione sociale della famiglia.
Le barriere omofobe si allargano a tutti i livelli della società, dove entrano in gioco reazioni emotive che confluiscono nel pregiudizio e nello stigma. A livello cerebrale, le emozioni e gli istinti vengono elaborati dal sistema limbico, ma la neocorteccia, che sovrasta l’encefalo, esercita un controllo diretto e ininterrotto sul sistema limbico.
Palermo Pride: un’occasione per superare vergogna e paura
Questo fine settimana, il Pride di Palermo sarà un’occasione straordinaria per celebrare la diversità e continuare a promuovere l’accettazione e il rispetto per tutti. Durante il Pride, migliaia di persone si uniranno per affermare con orgoglio la propria identità e per combattere la vergogna e la paura nella dimensione psicosociale dell’omosessualità.
Intervista con uno studente dell’Università di Palermo: “Ho scoperto la mia omosessualità a undici anni, quando un caro amico più grande di me ha rivelato la sua omosessualità alla famiglia, portando scompiglio. Percepivo tensione e preoccupazione, qualcosa che a me non poteva essere rivelato. Un giorno fu lui stesso a dirmi: ‘Mi sono innamorato di un ragazzo. Ma il problema è che la mia famiglia non accetta. Sai, io sono omosessuale, e per me è naturale’. Mi fidavo del mio amico, quindi per me aveva senso.”
Testimonianza di una studentessa dell’Università di Palermo: “Quando ero bambina, ricevevo continui messaggi sulle differenze tra maschile e femminile. Finché, giunta all’età di tre anni, sapevo dire se ero femminuccia o maschietto. Ma crescendo, ho scoperto che l’identità di genere è un processo complesso e che si evolve nel tempo. Quando ho detto alla mia famiglia di essere gay, la reazione è stata di paura e vergogna. Sentivano che questa realtà potesse avere una ricaduta sulla rappresentazione sociale della famiglia.”
Per essere allineati con l’evoluzione della specie umana è necessario un cambiamento di pensiero che sancisca la legittima naturalità dell’omosessualità, conferendo diritto di cittadinanza alle diverse modalità con cui l’amore può essere vissuto. Il Pride di Palermo rappresenta un passo importante in questa direzione, un momento di riflessione e celebrazione che ci ricorda l’importanza di vivere ed esprimere liberamente il proprio modo di essere e la propria essenza.
Unisciti a noi questo fine settimana al Pride di Palermo e sosteniamo insieme il diritto di tutti di amare e essere amati senza paura e vergogna.