Scoperti e denunciati un gruppo di studenti universitari con l’accusa di aver falsificato esami e tesi di laurea. Il tutto con l’aiuto di un professore esterno. L’operazione dei Finanzieri Comando Provinciale di Genova è stata chiamata “110 e frode”.
A segnalare la condotta illecita è stata la stessa Università di Genova, che ha sempre collaborato alle indagini, fornendo agli investigatori gli elaborati e le tesi di laurea presentate per la discussione dagli studenti indagati.
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la frode
Pare che gli studenti del Dipartimento di Economia, attraverso Whatsapp si facevano aiutare nelle prove scritte e nella stesura dell’elaborato finale. Le indagini svolte dalla Finanza hanno consentito di disvelare un collaudato meccanismo fraudolento. E’ stato accertato che, nel corso degli esami, alcuni studenti ricevevano “l’aiuto” di un professore di scuola secondaria, esterno all’Ateneo. Tale docente, oltre a tenere corsi di ripetizione “in nero”, si adoperava a suggerire le risposte durante le prove d’esame agli studenti.
Il professore, infatti, durante la prova, era solito ricevere dagli esaminandi suoi allievi, tramite chat, una foto del compito. A quel punto provvedeva a svolgerlo in diretta e lo rimandava agli studenti con le soluzioni. Proprio durante la prova di un appello d’esame di Ragioneria Generale, le fiamme gialle genovesi si sono presentate in casa del professore sequestrandogli lo smartphone col quale stava chattando in diretta con i suoi studenti impegnati a sostenere l’esame.
Il professore “exam angel”
Dall’analisi svolta sui dati estrapolati dai devices (smartphone, notebook), nonché dall’analisi della documentazione cartacea sequestrata al professore (soprattutto agende), sono emersi numerosi casi di frode. Il professore pare fosse solitor aiutare gli studenti anche durante le prove di altre materie. Statistica, ragioneria generale, test di accesso, marketing. Altra skill del professore era la redazione delle tesi di laurea da presentare e discutere presso l’Ateneo genovese. Infatti, alcuni denunciati, oltre agli esami, sfruttavano le capacità del professore per farsi redigere la tesi. Lui stesso si era alureata nell’ateneo di Genova anni prima. Ovviamente il tutto, dietro lauto compenso.
Insomma il professore aveva trovato un modo per arrotondare i suoi guadagni. E gli studenti pigri, avevano trovato qualcuno che faticasse al posto loro. Ma i furbetti non sempre hanno lunga vita. E in questo caso, permettemi di dire: è stata resa giustizia a tutti gli studenti che per raggiungere un obiettivo studiano, faticano e si impegnano.