Ci eravamo lasciati con l’assurda scadenza del 22 aprile. Assurda perché:
- Ancora non avevo esattamente idea di come funzionasse lo studio all’estero;
- Non avevo una meta prefissata, ma due candidate;
- C’era pochissimo tempo!
Come da calendario, il giorno dopo erano disponibili le domande online per l’iscrizione al progetto Erasmus. Ok, bene. Io non sapevo nulla. Prima di tutto dovevo decidermi sulla meta in cui andare: la Polonia riservava due posti a corso (nulla, praticamente) e la Repubblica Ceca, invece, un posto a corso (ottimo!).
Parlando con alcuni miei colleghi, è venuto fuori che alcuni di loro erano interessati come me all’Erasmus, quindi ho fatto un piccolo ragionamento mentale: ambedue le mete mi andavano bene, ma potevo sceglierne una sola. C’era una differenza che ha contribuito molto. Ovvero in Polonia avrei avuto l’opportunità, se fossi partito, di andare in coppia, quindi non solo e abbandonato a me stesso. Dopo questa considerazione la mia scelta era prevedibile: Polonia.
La domanda online è risultata piuttosto semplice e sbrigativa: bastava compilare qualche modulo in cui richiedeva semplici dati come nome, cognome, numero di matricola e Cfu conseguiti. Ovviamente chiedeva pure la meta interessata. La pratica poteva essere modificata fino al 22 aprile. Infatti, fino a quella data non risultava mai “Completata sul Web”.
Lo ammetto sono passate circa due settimane di puro terrore. Ogni giorno andavo a controllare la pratica per vedere se fosse corretta. Fortunatamente il 22 aprile, come un orologio svizzero, la domanda è stata correttamente accettata.
Teoricamente l’ultimo passo che mi allontanava dall’Erasmus era il TAL (il temuto test attitudinale), fortunatamente però, nei giorni prima del 22, intravidi un barlume di organizzazione: una riunione dei ragazzi di Ingegneria Elettronica (e affini) potenzialmente partecipanti. Questa riunione, presieduta da uno dei professori coordinatori di una meta Erasmus, mi ha chiarito parecchi dubbi:
- Il numero di posti non sono spesso tassativi. Infatti, è possibile richiedere qualche posto in più e possibilmente l’università straniera li concede.
- L’iscrizione al programma Erasmus è fortemente legata ad un modulo, o meglio, IL modulo. Il Learning Agreement. Esso è un contratto, ovvero la lista delle materie che hai in programma di sostenere all’estero. Fidatevi, se non siete ben coperti (ovvero se non conoscete qualcuno del vostro corso che in passato è andato lì), sarà il modulo che vi farà sudare di più. Lo scoprirete presto.
- Mi sono fatto l’idea di chi era veramente interessato a partire per la Polonia. Io e la mia collega. Bene, era quasi fatta.
Dire che il giorno dei test ero in ansia è poco. Avevo più o meno la sicurezza di passare, ma era una sicurezza apparente. Chi mi diceva che qualcuno non avesse cambiato idea e avesse scelto la Polonia? O qualcuno che non c’era alla riunione? Troppa ansia, l’unica cosa da fare era sedermi e scrivere, dare il meglio di me per quel test.
Sorvoliamo sull’appello fatto (con una platea di circa 70 persone) senza microfono che ha rallentato di molto l’entrata dei partecipanti e andiamo al test. Ok, il livello era giusto l’unica pecca: tempo calibrato malissimo. Ovviamente non parlo solo per me, ma ho discusso di questo anche con altri ragazzi. Test troppo lungo (più che altro la parte di comprensione del testo) che ha compromesso di molto l’esito. E anche questa è andata.
Da questo punto in poi, il vuoto. Da un momento all’altro potevano essere corretti i test e uscire la graduatoria, ma a nessuno è dato sapere quando. Maggio fu un lunghissimo mese di attesa (e di studio, visto la sessione che incombeva). Ingenuamente pensavo che in una settimana si sarebbe risolto. Stolto io. Solo il 22 maggio uscì la tanto desiderata graduatoria (provvisoria, eh!): ero vincitore!
Peccato che in quei giorni mi ero informato sull’Università straniera in cui sarei dovuto andare, il Politecnico di Koszalin e… le iscrizioni scadevano il 15 giugno!
Come vedete, i problemi non sono mai finiti nemmeno risultando vincitore, anzi sono aumentati di molto. Di questo ve ne parlerò la prossima volta.
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