Oggi, 4 settembre, si celebra la Santa Patrona della città di Palermo: Santa Rosalia. Nel giorno a lei dedicato, ripercorriamo insieme la sua storia.
Il 4 settembre 1170 moriva in solitudine, in una grotta sul Monte Pellegrino, Rosalia, figlia del conte Sinibaldo, signore della Quisquina, discendente di Carlo Magno, e di Maria Guiscardi, imparentata con la corte normanna. Ma iniziamo con ordine…
La nascita di Rosalia: rosa senza spine
Siamo nel 1128 e Palermo si appresta a diventare capitale del Regno Normanno d’Italia meridionale. In quest’anno nasce Rosalia, “rosa senza spine“: così era stata annunciata a re Ruggero II d’Altavilla. La tradizione narra infatti che il re normanno, mentre osservava il tramonto dal Palazzo Reale insieme alla consorte, la contessa Elvira, vide una figura che gli rivelò: “Ruggero, io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine”. Pare che fu proprio questo il motivo che indusse il conte a chiamare la bambina Rosalia (dall’etimologia latina “Rosa e Lilia”, rosa e giglio).
Quel matrimonio mai voluto
Gli anni passano, e Rosalia cresce in virtù e bellezza. Un giorno, durante una tenuta di caccia, il conte Baldovino salva il re Ruggero da un animale selvatico. Riconoscente per avergli salvato la vita, il re volle ricambiarlo con un dono e il giovane conte chiese in sposa Rosalia. Ma la fanciulla declinò l’offerta, preferendo abbracciare la fede in Dio. Tutti cercarono di convincerla con continue pressioni, portandola più volta alla fuga, ma venne sempre ritrovata dai genitori e dal promesso sposo che cercavano di dissuaderla dal suo intento.
Rosalia e la vita da eremita
Rosalia decise allora di trovare rifugio presso una grotta nei possedimenti del padre, alla Quisquina, nei pressi di Bivona, conducendo una vita da eremita, rinunciando a tutti gli agi della vita reale. Ma ben presto la grotta divenne luogo di pellegrinaggio, e arrivarono a cercarla anche lì ma non fecero in tempo: Rosalia aveva deciso di tornare a Palermo, rifugiandosi nella grotta sul Monte Pellegrino, per sfuggire ai troppi visitatori. Il 4 settembre del 1170, in quella stessa grotta, Rosalia venne trovata morta.
L’apparizione al saponaro
Ma Rosalia non lasciò mai la sua città. Nel 1624, mentre una terribile pandemia ricopriva come nebbia fitta Palermo, causando migliaia di vittime, la Santa apparve ad un povero ‘saponaro’, Vincenzo Bonelli. Quest’ultimo, avendo perso la propria consorte proprio a causa della peste, era salito sul Monte Pellegrino con l’intento di gettarsi giù dal precipizio, così da raggiungerla. Poco prima di mettere in atto il suo drammatico intento, gli apparve innanzi una splendida figura di giovane donna che lo dissuase dal suo proposito, portandolo giù con sé.
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Le reliquie della Santuzza
Condotto nella sua cella pellegrina, Rosalia lo invita a informare il cardinale Doria, Arcivescovo della città di Palermo, che le ossa già in precedenza rinvenute da un cacciatore in quella grotta, incastonate nella roccia, erano veramente le sue, togliendo così “dispute e dubii”. Gli chiese ancora che queste venissero portate in processione per la città: solo così la peste avrebbe lasciato per sempre Palermo.
Santa Rosalia libera Palermo dalla peste
Rosalia rivelò anche al povero saponaro che, una volta giunto a Palermo, si sarebbe ammalato anche lui e sarebbe morto dopo aver riferito tutto ciò al Cardinale: “da ciò egli trarrà fede a quanto gli riferirai”. Bonelli raccontò tutto al padre Don Petru Lo Monaco, che glielo fece riferire subito al Cardinale di Palermo, il quale, constatando che realmente il saponaro si era improvvisamente ammalato di peste e che ne stava, gli diede credito ed eseguì ciò che dallo stesso gli era stato riferito. Immediatamente, le reliquie di Santa Rosalia vennero condotte per la città: la promessa fu mantenuta, Palermo venne liberata dalla peste e Santa Rosalia divenne così patrona del Capoluogo siciliano.
Culto e tradizione
Il culto di Santa Rosalia è particolarmente vivo e sentito a Palermo, dove ogni anno, il 14 e il 15 luglio, si ripete il tradizionale rito del “Festino” della Santuzza, con la sfilata del carro e lo spettacolo pirotecnico di giorno 14, e la processione in suo onore giorno 15. Il 4 settembre, invece, è il giorno della tradizionale “acchianata” sul Monte Pellegrino, che conduce i devoti al Santuario. Anche quest’anno, così come lo scorso, a causa delle normative anti-covid, questa è però vietata.
Il Festinello
Ma a simboleggiare la salita al Santuario lungo il Monte Pellegrino, ci sarà la tradizionale “Montagnola di luminarie”, allestita e accesa in Piazza Monte di Pietà a partire dalle ore 20.00. La Montagnola di luminarie resterà poi accesa fino al 6 settembre.