Da qualche giorno è arrivata la proposta dell’Ars di abolire il numero chiuso dalle facoltà sanitarie. L’ok è arrivato con 44 voti favorevoli e uno contrario. “L’abolizione del numero chiuso nelle Università garantirebbe ai nostri giovani più opportunità e sarebbe certamente fondamentale per contrastare la carenza di professionisti della area medica”, dice Alessandro Aricò, cofirmatario del disegno di legge voto.
Dall’altre parte però c’è la critica: “Dobbiamo rompere il muro dell’ipocrisia – afferma il parlamentare Antonello Cracolici -, perché da un lato si amplia l’offerta universitaria e dall’altro si creano imbuti sia per l’ingresso alle facoltà che per le specializzazioni”.
Sicuramente la questione ha varie sfaccetature, che bene conoscono chi di sanità vive e studia. I primi a porsi degli interrogativi sulla faccenda sono i rappresentanti degli studenti di Vivere Medicina di Palermo. A parlare a Younipa il rappresentante Giacomo Caradonna. “Mettere il numero aperto per l’aria sanitaria sarebbe utile. Ma attualmente con il sistema che ci gira attorno, e il Covid lo conferma, non si sa quanto straborderebbe la domanda rispetto all’offerta. Soprattutto la Sicilia offre tante posizioni? Ad esempio: se si iscrivessero 500 persone a ostetricia e nel territorio siciliano ci sono solo disponibili 100 posti, gli altri 400 che fanno?”. Il polo di studenti approva la proposta, ma sarebbe prima utile sviluppare una base concreta su cui costruire il progetto sanitario futuro.
Vivere Medicina: “Mettere in rilievo gli specializzandi”
Il portavoce di Vivere Medicina dichiara sulle nostre pagine: “Sarebbe fondamentale mettere in evidenza la situazione degli specializzandi, prima di ampliare il numero chiuso o renderlo totalmente aperto. Questo anno le borse di studio disponibili erano poche. Quasi 10.000 persone, che hanno provato il test per la specialità, sono rimaste fuori (Qualche settimana fa vi abbiamo raccontata lo sfogo di Carola e Marta, due ragazze che amano alla follia il loro lavoro). Sarebbe giusto prima pensare a questi studenti che sono in parte formati e vorrebbero completare il loro percorso. Per non vanificare 6 anni di impegno e studio.”
Poi Caradonna ci propone anche il problema degli spazi di tirocinio e insegnamento. “Se ci fosse il numero aperto o venisse ampliato non ci sarebbero gli spazi. Già, con 13.000 studenti l’anno, le aule sono piene. Dove farebbero i ragazzi i tirocini di formazione? E le aule sarebbero ampliate? Sono tanti gli interrogaivi sulla questione”.
L’abolire il numero aperto nell’aria sanitaria sarebbe vantaggioso, fanno capire gli studenti. Ma a monte ci deve essere un grande lavoro da parte dell’Istituzioni: più luoghi di tirocinio, più aule per lezioni, più borse di studio. Così solo si potrà formare una classe sanitaria eccellente.