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“Vuoi cambiare la tua vita?”, spuntano i biglietti di Squid Game: ecco chi è l’autore


Dopo gli schiaffi tra bambini e la preoccupazioni di alcuni genitori con tanto di petizione, arrivano in Italia anche i biglietti di Squid Game, la serie rivelazione di Netflix. “Vuoi cambiare la tua vita? Partecipanti 18-35 anni”. Questo quanto si legge su biglietto da visita che centinaia di persone hanno trovato nella zona est di Roma – Alessandrino, Tor Vergata, Torre Angela – negli ultimi giorni.

Sul lato frontale ci sono tre simboli, gli stessi della serie, su quello anteriore c’è un numero di telefono. Chi ha provato a chiamarlo è stato accolto dalla voce della bambola della serie. Subito chi chiama però scopre che si tratta di un’agenzia immobiliare che cerca nuovi dipendenti.

“Quest’idea nasce da una difficoltà molto grande, ovvero quella di riuscire a trovare giovani disposti a mettersi in gioco”, ha raccontato Gianpaolo Castellani al sito del Fatto Quotidiano, il fondatore della società HomePlace. “Così abbiamo deciso di sfruttare l’onda della serie tv stampando questi bigliettini. ‘Squid Game’ dà un’opportunità a chi ha delle difficoltà, e anche noi: chi viene a lavorare con noi, lo fa perché vuole dare una svolta alla sua vita”.


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Vuoi cambiare la tua vita?”, in Italia spuntano i biglietti di Squid Game

I biglietti, quasi mille, erano da per tutto: per terra, vicino alle panchine, attaccati agli alberi o nei cartelli stradali. In poche ore hanno chiamato quel numero più di 500 persone in 48 ore. Poi l’imprenditore aggiunge: “Molti pensavano, o speravano, che fosse un gioco o una festa. Quando hanno capito che si trattava di un lavoro ci hanno riattaccato in faccia“, dice Castellani sempre al Fatto.

L’opportunità di lavorare in una giovane realtà come HomePlace non sembra interessare come Squid Game secondo l’imprenditore. “Noi oggi potremmo assumere 100 persone, ma non si trovano: questo è il problema. La sviluppo della mia azienda oggi è fermo perché mancano le persone. Vorrei che passasse questo messaggio: c’è un gruppo di ragazzi della periferia di Roma che vorrebbe assumere ma non ci riesce. Un’offerta di lavoro seria, concreta e reale non ha lo stesso richiamo di un gioco o un party. Siamo all’assurdo”.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”