Sono queste le parole con cui Lev Tolstoj inizia la narrazione di Anna Karenina, e sono queste le parole che mi tornano in mente leggendo la notizia di una famiglia della Zisa: quella di di tre fratelli che solo ieri hanno messo la parola “fine” a una terribile storia di abusi.
Come è iniziata la storia…
La maggiore iniziò a subire, a soli tre anni, quelle che l’uomo dichiara essere “normali carezze”, come quelle che ogni padre fa ai propri figli. La giovane donna, ormai maggiorenne, adesso vive e lavora al nord.
La secondogenita, invece, ha subito percosse, colpi che il padre vedeva come unico mezzo per educarla, dato che rispondeva “male”, e così era solito lanciarle anche contro oggetti pesanti. La ragazza oggi vive con una zia.
L’unica via di fuga per i tre fratelli era chiudersi a chiave in camera, sperando così che il padre non potesse raggiungerli.
Difficile parlare del ruolo della madre, che a quanto risulta sarebbe sempre stata a conoscenza degli abusi che il marito infliggeva ai tre figli, ma che non avrebbe mai fatto – o trovato il coraggio di fare – nulla per difenderli. Eppure, una volta venuta fuori la verità, non avrebbe detto nulla per difendere il coniuge.
A ricostruire i fatti…
Il procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e i sostituti Maria Rosaria Perricone e Luisa Bettiol. Dalle indagini risulta che le violenze iniziarono nel 1994, ma la verità è venuta a galla solo l’anno scorso, quando alla scuola media, frequentata dal figlio, adesso quattordicenne, gli insegnanti si sarebbero insospettiti notando il suo malessere.
Il padre dei ragazzi ha quarantacinque anni, ed è stato condannato a otto anni di carcere con il rito abbreviato. Ricordiamo che, in sua difesa, l’uomo avrebbe dichiarato che le sue erano soltanto “carezze”, e che le percosse che i figli hanno subito sarebbero stati vani tentativi di educarli, di farli venire su bene. Il giudice, Guglielmo Nicastro, non ha creduto alle parole dell’imputato. Le tre vittime, costituitesi come parte civile, sono state assistite dagli avvocati Laura Milazzo, Maria D’orsa e Lorenzo Baiamonte. Il gup (Giudice dell’udienza preliminare) ha riconosciuto ai tre figli delle provvisionali di diverse decine di migliaia di euro per i danni da loro subiti.
Sono tante le figlie e i figli che subiscono abusi da parte dei genitori, violenze fisiche ma anche psicologiche, e ciò che possiamo fare è cercare, come è stato fatto dagli insegnanti del ragazzo, di far parlare i ragazzi, di invogliarli a denunciare i maltrattamenti. Perché denunciare ancora oggi è difficile, è un tabù, si ha paura di non venire creduti, di stare “esagerando”, di rivivere certi orrori.
Si chiude così, agli occhi della legge almeno, una storia che va avanti da ventisei anni, ma non si è chiusa ieri l’enorme ferita che l’uomo ha aperto nella vita dei suoi tre figli. In una giornata importante come quella di oggi, in cui ricordiamo le violenze subite dalle donne, non possiamo che ricordare anche queste violenze.