Giulia Grasso, studentessa dell’Università di Bari, ha deciso di dedicare la sua tesi di laurea a tutti quegli studenti e colleghi che non sono riusciti a tagliare tale traguardo.
La storia di Giulia
23 anni ed una laurea in Lettere Antiche dopo tanti sacrifici e il timore di non farcela. Giulia, sentendosi uguale a molti altri ragazzi della sua età, combattuti tra ansie ed aspettative, ha voluto dedicare il suo traguardo proprio a chi, per un motivo o per un altro, ha desistito nel farlo.
Il messaggio agli studenti
“Il giorno della mia laurea non ho postato alcuna foto, né ho repostato nessuna storia. Ma ora voglio parlarne un po’ – scrive Giulia sui suoi social – Ho dedicato la mia tesi agli studenti universitari che sentono, o sentivano, di non farcela. A quelli che non ce l’hanno fatta. Perché ogni giorno sentiamo notizie riguardanti studenti che si laureano in tempo record, di ragazzi che frequentano due facoltà, e chi più ne ha più ne metta. Io invece ho voluto dedicare tutti i miei sforzi, e solo chi mi ha accompagnata in questo percorso sa quanto a volte sia stato difficile, a quelle persone che hanno preferito rinunciare, che sono state soffocate dall’ansia, che sono arrivate a preferire la morte piuttosto che a dover dire di non riuscire ad affrontare l’università italiana. Perché nessuno parla mai di loro. Perché nessuno pensa mai a chi non ce la fa più, a chi si porta quell’esame dietro per anni e non perché non studia, ma perché qualcuno ha deciso che quella domanda sulla nota a piè di pagina di uno dei tre libri da 500 pagine a cui non ha saputo rispondere, vale la bocciatura“
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“Non siete l’opinione di uno sconosciuto né un voto”
“La mia tesi, la mia laurea, tutti i miei sacrifici, li ho dedicati a chi ha passato notti intere a piangere, notti insonne a domandarsi: “Ne vale davvero la pena?”, giornate a studiare sui libri per poi sentirsi dire che non era abbastanza. Ma non è così. – Continua Giulia – Non siete l’opinione di uno sconosciuto. Non siete il voto che vi dà un docente che arriva stanco alla fine dell’appello e vuole tornare a casa. Non siete la performance che date all’ultimo appello di luglio, dopo aver atteso 10 ore il vostro turno“
“Voi siete quel pezzo di focaccia barese che avete bramato per così tanto. Siete quei fiori che i vostri cari vi danno in mano. Siete i sorrisi dei vostri amici. Siete i vecchietti che vi fermano per strada per farvi gli auguri. Siete il profumo di alloro che sentirete per giorni.
Siete la sensazione di libertà che provate quando vedete l’ultimo esame convalidato sul libretto. Siete l’ultimo sguardo che date a quel posto che per anni è stato il vostro incubo.
Siete tante cose, ma non siete quel fallimento che vi fanno pensare di essere. Perché la colpa non è sempre dello studente. E un bravo docente sa anche questo“, conclude.